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Crediti CO2 sui carburanti e aumento dei prezzi di benzina e diesel

I crediti sulla CO2 si trasformeranno in una tassa sui produttori petroliferi in base alla CO2 emessa per la produzione di carburante, con conseguente aumento di oltre 2 euro del prezzo di benzina e diesel al distributore. Aumenteranno i costi anche dei trasporti delle merci.

I crediti sulla CO2 dei carburanti sono uno degli strumenti pensati per attuare la transizione green in Europa, uno degli obiettivi principali della Commissione europea oggi. L’UE ha già messo, diciamo anche esageratamente, nel mirino le automobili, con lo stop alla vendita dei veicoli dotati di motore termico benzina e diesel che potranno essere venduti fino al 2035. Il mondo dell’auto deve fare i conti anche con l’introduzione delle restrizioni ulteriori della normativa Euro 7, un vero salasso. A questo si aggiunge un probabile aumento del costo dei carburanti per via della direttiva europea 2023/959 sul sistema Ets (Emission Trading System) che regola lo scambio di quote di emissioni di CO2.

Aumento prezzi benzina e diesel con la CO2

Perché gli ETS potranno generare un aumento dei prezzi di benzina e diesel al distributore? Il motivo è semplice, perché le aziende acquistando quote di CO2 hanno il “permesso” di inquinare ma con costi ancora maggiori. Nello specifico le aziende petrolifere a partire dal 2027 dovranno pagare per la CO2 emessa nella fabbricazione di carburanti, con il costo aggiuntivo che viene scaricato sul prezzo finale di benzina e gasolio e di conseguenza sulle tasche gli automobilisti ma anche dei cittadini.

Aumento prezzi benzina e diesel
I crediti di CO2 potrebbero portare ad un nuovo aumento dei carburanti

Un maggior costo per i trasporti causa anche l’aumento dei prodotti alimentari, aggravando gli effetti dell’inflazione. Secondo i calcoli, la direttiva UE potrebbe portare a prezzi superiori ai 2 euro: 2,288 euro al litro per la benzina e 2,191 euro al litro per il gasolio, al netto di eventuali imposte.

Crediti CO2 ETS, cosa sono

I crediti di CO2, noti anche come crediti di emissione o permessi di emissione, sono strumenti utilizzati per regolare e mitigare le emissioni di gas a effetto serra, in particolare la CO2, nell’atmosfera. Questi crediti vengono assegnati o venduti alle aziende e ad altre entità che emettono gas a effetto serra, come le centrali elettriche, i produttori industriali e i trasporti.

Il funzionamento dei crediti di CO2 si basa sul concetto di “scambio di emissioni”. Un’autorità governativa o un organismo di regolamentazione stabilisce un limite massimo di emissioni per un certo periodo, chiamato “tetto delle emissioni”. Viene quindi assegnato un certo numero di crediti di CO2 alle aziende in base alla loro capacità di emissione. Se un’azienda emette meno CO2 rispetto al numero di crediti che possiede, può vendere i crediti in eccesso ad altre aziende che superano il proprio limite di emissione. In questo modo, si crea un incentivo economico per ridurre le emissioni di CO2, in quanto le aziende che riescono a ridurre le loro emissioni possono guadagnare vendendo i crediti.

Crediti CO2 ETS
Le aziende acquistano crediti di CO2 per compensare quelle emesse

I crediti di CO2 sono spesso utilizzati come strumento nei sistemi di commercio di emissioni, come il sistema europeo di scambio di quote di emissione (EU ETS) o il Clean Development Mechanism (CDM) del Protocollo di Kyoto. La CO2 può essere riassorbita anche attraverso progetti green, a tutela ambientale.

Crediti CO2 nuova tassa sui carburanti

La revisione dell’ETS con la direttiva Ue 2023/959 vuole tassare i produttori petroliferi in base alla CO2 emessa per la produzione di carburante, con l’obiettivo di disincentivarne la produzione, costringendo le aziende parallelamente ad investire in energia rinnovabile.

Crediti CO2 tassa sui carburanti
Dal 2027 le aziende petrolifere dovranno acquistare crediti in base alla CO2 emessa per la produzione di carburante

Le regola UE dal 2027 dovrà essere applicata dai singoli Stati tra cui l’Italia e prevede delle tutele per gli automobilisti e la popolazione più povera, con un Social Climate Fund (fondo sociale per il clima) per interventi destinati a calmierare i prezzi.

Quanto vale il credito di CO2, previsioni

Facendo due calcoli il prezzo della CO2 è in rapida ascesa, seguendo banalmente la logica del mercato: più c’è richiesta e più i prezzi aumentano anche perché mancano una corrispondente quantità di società impegnate a generarle, necessarie a soddisfare la domanda (i progetti ambientali richiedono tempi sempre più lunghi per essere realizzati). Ed infatti dai 8,34 euro del gennaio 2018 si sta arrivando ad una media di 86,17 euro nel 2023, di 96,19 euro nel 2024 e 104,84 euro/tonnellata nel 2025.

E secondo molti analisti il prezzo potrebbe toccare nel medio termine addirittura i 350 euro. In termini pratici a pagare la CO2 saranno i cittadini; infatti, a fronte di un prezzo medio di 200 euro a tonnellata, la benzina aumenterebbe di 47 centesimi per litro ed il gasolio di 53 centesimi, con prezzi abbondantemente sopra i 2 euro al litro al distributore.

Credito di CO2 emissioni
I crediti di CO2 potrebbero raggiungere i 350 euro a tonnellata

La direttiva ha indicato un prezzo limite teorico di 45 euro per tonnellata ma che può essere superato dal rilascio di 20 milioni di quote aggiuntive e gratuite, del tutto insufficiente per soddisfare la domanda di CO2, stimata in 1.000 milioni di tonnellate di CO2 l’anno.

Considerazioni

E’ il caso di fare una riflessione sulla politica green dell’Unione Europea. Tutti questi enormi sforzi richiesti agli “europei” per affrontare un aumento generalizzato dei prezzi sulle automobili (e non solo, vedi anche le abitazioni) quanto contribuiscono realmente alla riduzione dell’inquinamento ed emissioni di CO2, considerando anche che nella maggior parte degli altri Paesi non c’è una politica green così invasiva sulle automobili?

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