Motore Alfa Romeo V6 Busso, storia e caratteristiche

Il V6 a 60° Alfa Romeo 2,5 litri nacque nei primi anni ’70 ad opera dell’ingegnere Giuseppe Busso, che iniziò una sperimentazione di alcune soluzioni tecniche di questa unità già nel 1968. Doveva essere un motore destinato alla nuova ammiraglia Alfa 6, più compatto del predecessore 6 in linea e potenzialmente in grado di poter correre in varie categorie.

Motore Alfa Romeo V6 Busso caratteristiche

La prima serie di questo motore Alfa Romeo, dotata di impianto di iniezione, fu montata per la prima volta nel 1978 sull’Alfa 6, alimentato a carburatori. Aveva alesaggio 88 mm e corsa 68,3 mm, con un albero in testa per bancata, 2 valvole per cilindro di cui quella di scarico comandata con una punteria a rinvio ed erogava 158 CV.

Nel 1983, fornito di iniezione elettronica, raggiunse la potenza di 165 CV e venne montato su Alfa 90, GTV6, Croma, Magnum Fissore, Alfa 75 e altre vetture del Gruppo. Il modello 2 litri 12 valvole fu presentato in tre versioni: alimentazione a carburatori (136 CV), ad iniezione (132 CV) e turbo (235 CV sulla 164). Poi nacque il 3 litri 12 valvole da 210 CV e la versione aggiornata del 2,5 ad iniezione con 190 CV.

Motore Alfa Romeo V6 Busso come è fatto

Questo particolare motore Alfa Romeo, per ottenere una camera di scoppio più compatta e una migliore fluidodinamica, venne sviluppato con 4 alberi a camme 24 valvole, 3 litri e 3,2 litri per una potenza massima di 250 CV nelle unità delle 156 e 147 GTA. I propulsori rimasti allo stadio di prototipi furono i biturbo 2500 e 3000, con potenze fino a 410 CV e la 3,5 litri aspirata da 300 CV.

Fu anche realizzato un 2000 turbo 24 valvole da 250 CV. Nelle competizioni il V6 Busso vinse tantissimo, laureandosi campione europeo turismo con la GTV6 in più riprese e sulle vetture sport prototipo sia in pista sia nelle gare in salita.

Motore Alfa Romeo V6 Busso nel DTM

La vittoria nel DTM dalla 155 V6 TI, però, non venne colta dal V6 Busso ma da un’unità ben diversa: il regolamento imponeva di mantenere le caratteristiche di base del motore di serie (numero e interasse dei cilindri, angolo delle bancate), lasciando liberi i progettisti di ridisegnarlo completamente. E il primo V6 DTM, quello con angolo tra le bancate di 60°, nacque proprio partendo dalle “misure” del V6 Busso.

Sfruttando il regolamento, però, fu abbandonato l’angolo di 60° in luogo di quello a 90° del propulsore PRV (Peugeot Renault Volvo, i loro creatori) utilizzato sulla Thema: in questo modo si poté progettare un nuovo V6 a 90° più compatto (le bielle erano affiancate a 2 a 2 sullo stesso perno dell’albero!) che consentì di passare dai 410 CV a ben 490 CV, risultando più corto di 7 cm.

Il V6 Busso venne sempre realizzato negli stabilimenti di Arese fino al dicembre 2005, quando questi furono dismessi e la catena di montaggio abbandonata.

Versioni commercializzate motore V6 Busso Alfa Romeo

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