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Sergio Marchionne, ultimo saluto

L'ex Amministratore Delegato di Fiat Chrysler Automobiles sarà ricordato nel Duomo di Torino con una commemorazione pubblica venerdi 14 settembre. VIDEO

Sergio Marchionne, ex Amministratore Delegato di Fiat Chrysler Automobiles scomparso il 25 luglio a 66 anni dopo oltre 14 anni di attività all’interno del Gruppo, sarà ricordato venerdi 14 Settembre (ore 11) nel Duomo di Torino con una commemorazione pubblica, una messa solenne celebrata dall’Arcivescovo di Torino, S.E. Rev. Cesare Nosiglia alla presenza dei familiari, dei vertici dell’Azienda e di tutti coloro che hanno avuto modo di apprezzarne i grandi valori di umanità e responsabilità. Una seconda cerimonia commemorativa si terrà il 27 Settembre ad Auburn Hills, dove ha sede FCA US.

Marchionne è l’uomo che ha salvato l’industria automobilistica italiana dal baratro, rilanciando marchi leggendari, morti o agonizzanti, grazie a politiche di mercato indovinate e a operazioni finanziarie geniali.

Sergio Marchionne, cose non dette

Anche noi della famiglia NEWSAUTO/ELABORARE vogliamo continuare a ricordarlo per quello che il grande AD del Gruppo FCA è stato in grado di fare in questi lunghi, difficili 14 anni nei quali ha salvato letteralmente l’industria automobilistica italiana dal fallimento rilanciando, al contempo, marchi leggendari come Maserati, Abarth e Alfa Romeo. Probabilmente, queste, saranno anche cose non dette su questo grande uomo.

Sergio Marchionne per raggiungere questi obiettivi ha sfruttato le sue straordinarie qualità, che gli hanno permesso di scalare la vetta del mondo partendo dal nulla: abruzzese, orfano di padre, immigrato in giovane età in Canada, dotato di un acume e una capacità notevoli che gli hanno consentito di incarnare il motto secondo cui “uno non vale uno”.

Lui era l’esempio concreto di quella meritocrazia grazie alla quale i migliori emergono e assumono incarichi non per diritto di successione, per amicizia o con sotterfugi. Molti sono quelli che, oggi, cercano di vedere il marcio nel suo operato, attribuendo ad altri il successo delle sue decisioni.
Molti sono i mediocri che lo attaccano, da morto, per alcune sue scelte apparentemente impopolari, dimenticando che se ci sono ancora 29.000 persone impiegate in Italia nel Gruppo FCA lo devono proprio a lui, reo secondo qualcuno di aver chiuso uno stabilimento cronicamente in perdita come quello di Termini Imerese, rifiutando l’ennesima rottamazione messa sul tavolo dal Governo come merce di scambio.

Sergio Marchionne, visione globale

Per uno con una grande visione globale come Sergio Marchionne, le speranze erano altre: quelle di creare qualcosa di grande e, giustamente, di riportare un’azienda praticamente fallita ad una forte redditività. È una colpa? È una colpa pretendere il massimo impegno da tutti, a cominciare dagli operai, visto che lui stesso aveva la sveglia fissa alle 3:30? Vedendo il suo lavoro con gli occhi degli appassionati non possiamo dimenticare il fatto di aver dato vita al progetto 500, di aver riesumato il marchio Abarth, di aver rilanciato Maserati e Alfa Romeo con vetture finalmente all’altezza del loro blasone.

Un ingegnere della FIAT di Cassino mi ha raccontato che una volta il manager in pullover fece una verifica a sorpresa sulla componentistica della Giulia e fermò tutto urlando “Qui non si sbaglia. Qualità top per battere la concorrenza!”, generando un forte ritardo sulla produzione. E quel giorno pare che saltò anche qualche testa, gente convinta che si poteva ancora andare avanti a tarallucci e vino… Successe anche in Ferrari.

Per lui, giustamente, non bastava vendere: la Ferrari doveva vincere! E a farne le spese fu colui che non si presentò alla riunione della FIA nel momento in cui si abbandonarono i V8 aspirati per passare alle Power Unit ibride, offrendo su un piatto d’argento alla Mercedes un regolamento fatto su misura per loro, che quella motorizzazione l’avevano già realizzata, sperimentata e collaudata.

Marchionne non lo avrebbe mai permesso: arrivò a minacciare un abbandono della Formula 1 da parte del Cavallino Rampante a fronte di precise modifiche regolamentari, e oggi la Ferrari lotta nuovamente per la vittoria. Lui era troppo tosto per farsi spaventare, per chinare la testa, per arrendersi. Pensava di sconfiggere anche la malattia che lo aveva colpito, tanto da fissare degli appuntamenti dopo l’intervento a cui si sottopose in giugno. Non ci è riuscito e noi siamo tra quelli che rimpiangono uno dei più grandi italiani del dopoguerra.

Goodbye Mr. MarchionneSergio Marchionne saluto






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