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Auto classiche, ritorno al primo amore per Carlo Braccini

È stato il pioniere della tv dei motori in Italia. Adesso Carlo Braccini torna alla sua grande passione con un progetto internazionale sull’auto classica italiana. Che potrebbe cambiare per sempre il mercato e che NewsAuto rivela in anteprima.

Ho conosciuto Carlo Braccini più di vent’anni fa, a Roma, quando era al timone di Nuvolari, la prima televisione tematica italiana ad occuparsi h24 di auto e motori. Più tardi, insieme all’inseparabile socio Giorgio Bungaro, ha dato vita ad AutomotoTV su Sky, nata dall’unione dei canali Moto TV e AutoTV e ancora oggi, con il nome di MS Motor TV, il canale motori esclusivo della piattaforma Sky.

Carlo Braccini chi è?

Con la sua AGM Comunicazione, dai primi anni Novanta, Carlo Braccini aveva ideato centinaia di format televisivi dedicati alle quattro e alle due ruote sui principali network italiani, diventando anche il maggiore produttore nazionale di contenuti audiovisivi, i cosiddetti “videopress”, che le case automobilistiche e motociclistiche distribuivano alla stampa di settore.

Progetto auto classiche, storia del giornalismo auto degli ultimi 20 anni

Ci rincontriamo adesso a Milano, nella sede di un importante fondo d’investimento; oggi come allora per parlare di automobili.

Carlo Braccini, giornalista ed editore automotive

“Insomma, dopo aver venduto anni fa AutomotoTV al Gruppo Mediasport, ha deciso di tornare a occuparsi di ruote e motori?”

Diciamo che ho ricevuto la classica offerta che non si dovrebbe mai rifiutare. E che mi dà modo di rimettermi al lavoro in un mondo che amo profondamente, quello dell’automobile classica. Con un progetto del tutto nuovo, che vede per la prima volta nel nostro Paese la finanza internazionale al fianco degli appassionati collezionisti e dei maestri restauratori che preservano il patrimonio automobilistico dei grandi marchi italiani. L’iniziativa nasce a Londra ma si realizzerà in Italia, a Reggio Emilia, dove lavoreranno i nostri artigiani e saranno custodite le vetture, tutte di produzione italiana, gestite dal nuovo fondo dedicato. Non ci limiteremo a comprare e vendere, ma anche a recuperare a nuova vita gli straordinari esemplari che hanno fatto la storia dell’automobile. E tutto questo non poteva che avvenire in Italia”.

“A chi vi rivolgerete, quale sarà insomma il vostro target?”

“Guardiamo al mercato internazionale soprattutto, questo ormai è inevitabile se si sceglie di lavorare con i modelli e i marchi più prestigiosi”.

“Non c’è il rischio che le nostre auto più belle finiscano per sempre all’estero, magari in paesi lontani?”

Guardi, è un processo iniziato da tempo e ormai irreversibile. Ma avremo anche un percorso inverso, ci saranno esemplari di Alfa Romeo, Maserati, Ferrari o Lamborghini che torneranno qui da noi per essere restaurati e custoditi negli anni, affidati alle cure dei nostri maestri dei motori. Personalmente, vivo all’estero da diversi anni e, pur mantenendo uno stretto legame con il mio Paese, mi sono abituato ormai a considerare un orizzonte più ampio”.

Avrete rapporti con i club italiani, e con Asi e Aci Storico?

“Alcuni registri di Marca certamente potranno essere coinvolti mentre non prevedo al momento particolari rapporti con Asi e Aci.

“Quando verrà ufficializzata la nuova iniziativa?”

Avremmo dovuto essere pronti per questo Salone di Ginevra, ma poi l’annullamento della manifestazione e soprattutto la diffusione del Covid hanno rallentato parecchio i nostri piani. Ci sarà un evento in autunno, che spiegherà ogni cosa e svelerà anche il nome che abbiamo scelto”.

“Ci sarà anche la televisione, da qualche parte nel nuovo progetto. Non mi dica che il piccolo schermo non le manca?

Bé, in questi anni il mio gruppo ha lavorato parecchio in Albania e in Tunisia per le principali tv locali, non sono del tutto in astinenza da piccolo schermo. Il progetto del nuovo fondo prevede un sito e un periodico, su cui stiamo già lavorando. Poi vedremo…

Franco, diretto, senza peli sulla lingua ma, quando occorre, anche sfuggente e impenetrabile: Carlo Braccini non ha cambiato il suo stile e il suo ritorno professionale al “vecchio amore” a quattro ruote è anche l’occasione per gettare uno sguardo indietro, a 360 gradi, su un mondo che conosce molto da vicino.

“Lei ha avuto una lunga carriera anche come giornalista dei motori, direttore tra l’altro di AutomotoTV e Nuvolari. Cosa è rimasto di quegli anni?

“È un mondo spietato, molto competitivo, ma anche una formidabile palestra di vita e di professione. Ho conosciuto colleghi straordinari e altri mediocri come giornalisti e come uomini”.

Carlo Braccini, quanto era direttore tra l’altro di AutomotoTV

“Qualche esempio positivo?”

Uno su tutti, Claudio Nobis. Quando lo incontrai per la prima volta, mi pare a un Salone di Detroit, era seguito passo passo come un profeta dai suoi discepoli, un codazzo di giornalisti e collaboratori della pagina motori di Repubblica, la sua grande invenzione. E dovunque si recasse tra gli stand, riceveva omaggi e riverenze dai pierre dell’auto. Anni dopo, una volta andato in pensione e aperto un suo blog, ho visto qualcuno degli stessi pierre che tanto lo osannavano far fatica persino a salutarlo. E invece è stato anche sul web una delle penne più lucide e geniali del giornalismo a quattro ruote. E voglio ricordare l’umanità e la competenza di Marcello Pirovano: è lui che mi ha insegnato a scrivere di automobili e di prodotto sulle pagine dei suoi giornali. Anche al nostro interno, all’AGM Comunicazione, abbiamo fatto crescere giovani talenti, gente come Stefano Cordara, Lorenzo Cascioli, Marco Selvetti, Michele Fontana, Daniela Franchitti, tanto per citarne qualcuno. È stata una grande scuola, c’era fermento, voglia di fare: la tv dei motori italiana, quella vera, è nata proprio lì.

“Era più facile fare il giornalista o l’editore?

Senz’altro il giornalista: giri il mondo, ti diverti e le tue responsabilità sono ridotte al minimo. Sto banalizzando, ma l’editore è tutt’altra cosa. Devi dire di no a tanta gente e devi far quadrare i conti, che significa spesso farsi anche un sacco di nemici“.

Dicono che vent’anni fa e più i giornalisti dell’auto erano coccolati come delle star“.

Si viaggiava in business e con i punti accumulati qualcuno ci portava in vacanza tutta la famiglia. Le presentazioni dei nuovi modelli erano spesso eventi memorabili e l’inviato riceveva sempre un regalo dalla casa: telefonini, occhiali, cravatte, borse. Ho ancora un magnifico giubbotto americano da aviatore; credo fosse un lancio Subaru del 1997 o giù di lì. È tutt’ora il mio preferito“.

Anche i pierre delle case automobilistiche li conosceva bene?

“I responsabili della comunicazione contavano parecchio, gestivano dei budget importanti che alla stampa di settore facevano gola, oggi credo molto meno. Ricordo con simpatia la creatività di uno come Vincenzo Pauselli in Renault, la preparazione di Eugenio Franzetti in Peugeot o lo stile di Lidia Dainelli in Land Rover, la passione di Alberto Zambelli in Subaru, l’estro di Gianni Buttitta in Ford e prima ancora in Mercedes e, sempre in Mercedes, l’intelligenza e la determinazione di Paolo Lanzoni: lo conobbi come giovanissimo assistente assegnato dai suoi capi alle nostre troupe televisive e l’ho visto fare una carriera importante nella comunicazione e nel marketing. Tra quelli che non ho mai potuto soffrire, invece, la pierre di un noto marchio tedesco dalle parti di Verona; antipatia ricambiata, sono sicuro”.

Rimpianti?

Come no? Ricordo ad esempio che venne a trovarmi a Rho, dove c’era la sede di AGM Comunicazione, un giovane ingegnere appena laureato, con cui era nata una bella amicizia sui campi di gara dell’enduro, visto che entrambi correvamo con delle KTM assistite dalla mitica Scuderia Milani di Roma. Si chiamava Giovanni Mancini e si era messo in testa di fondare una nuova rivista dedicata alle auto elaborate: cercai in tutti i modi di dissuaderlo perché mi sembrava una operazione folle. Col senno di poi, avrei fatto volentieri l’editore anche di Elaborare”.

Come le sembra oggi il modo di comunicare l’automobile delle grandi case?

Vedo un susseguirsi di pubblicità di auto totalmente elettriche, dal costo spesso elevato e comunque in massima parte ancora irraggiungibili dal grande pubblico che, banalmente, non saprebbe dove ricaricarle. Ho assistito di recente a un programma tv dove una ospite in collegamento dalla Svezia si meravigliava dei dubbi espressi in Italia sull’elettrificazione forzata dell’auto; ecco le testuali parole: – Ma qui dove abito io tutti hanno la Tesla attaccata alla colonnina, proprio nel giardino di casa… – A volte si ha l’impressione che i guru del marketing vivano tutti in Svezia o Norvegia, e dimentichino che a Roma o Milano ci sono quartieri dove di sera le auto vengono lasciate in terza o quarta fila perché non c’è posto in strada, altro che Tesla in giardino”2.

Dunque un futuro nero per l’auto?

Non necessariamente, al netto di una buona dose di autolesionismo industriale che affligge noi europei e dell’approccio troppo demagogico della Commissione Europea che vuole vietare i motori termici tra meno di vent’anni. Alla fine non succederà e l’auto full electric conviverà con altre soluzioni tecnologiche, così come l’automobile non diventerà per tutti solo un elettrodomestico con le ruote: ci saranno sempre gli appassionati della tecnologia, della guida e delle prestazioni, e naturalmente l’auto d’epoca, che è un autentico patrimonio dell’umanità”.

E siamo tornati al punto di partenza, l’auto d’epoca”.

Già, e c’è un mucchio di lavoro da fare”.

Anche in tv”?

Gli spazi sono pieni, con Motor Trend che presidia il digitale terrestre e MS Motor TV su Sky che segue discretamente i club e l’attività nazionale. Certo è che il mondo delle grandi aste è ancora tutto da esplorare e i nostri maestri restauratori non hanno una adeguata visibilità.”

“E, dunque…”

Produrremo di certo alcuni format televisivi sulle nostre automobili e sugli uomini protagonisti del loro restauro ma un canale online e l’on demand in più lingue saranno più che adeguati. Però, in ogni caso, mi lasci fare ancora due conti. Chissà…“!

© TESTO intervista: Silvia Benedetti Torino

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