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Auto aziendali, tassa sui nuovi contratti

La tassa sulle auto aziendali si paga sui nuovi contratti e non riguarda le auto ibride ed elettriche. Per gli esperti del settore il Governo va incontro ad un clamoroso autogol per l'ambiente, il fisco e il mercato auto

Ennesimo colpo di scena sulla tassa che riguarda la auto aziendali e che verrà applicata sui nuovi contratti. Ad annuncialo il Ministro della Finanze Roberto Gualtieri, durante l’audizione sulla Manovra 2020 davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato.

Tassa auto aziendali sui nuovi contratti nella Manovra 2020

La tassa sulle auto aziendali, inserita nel testo della Manovra 2020, alza dal 30 al 60% il fringe benefit sulle auto aziendali ad uso promiscuo non ecologiche, al 100% su quelle di grossa cilindrata ad alte emissioni.

Nel suo intervento il Ministro delle Finanze ha dichiarato che la tassa sulle auto aziendali è una misura ambientale che vuole spingere le aziende a dotarsi di auto non inquinanti. Secondo le stime di Gualtieri saranno 300mila i veicoli coinvolti dal provvedimento.

Tassa auto aziendali nuovi contratti Manovra 2020
La tassa sulle auto aziendali nella Manovra 2020 viene applicata sui nuovi contratti

Critiche alla tassa sulle auto aziendali

L’attuale Governo ed il Ministro Gualtieri sono mossi dall’animo green militante, ma che non valuta attentamente gli effetti che possa generare questo provvedimento. Innanzitutto rischia di indebolire ancora di più il mercato auto e spingerà le aziende a ritardare il rinnovamento delle proprie flotte, con l’effetto di avere in dotazioni veicoli ancora più vecchi e inquinanti.

Le auto ibride e soprattutto le elettriche, ancora non sono adatte alle esigenze dell’aziende e dei loro dipendenti che macinano molti km soprattutto sulle lunghe distanze.

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La tassa auto aziendali potrebbe rivelarsi controproducente

Clamoroso autogol per l’ambiente, “il fisco” e il mercato automotive – commenta l’ANIASA

L’Associazione che in Confindustria rappresenta il settore del noleggio veicoli – la miope stangata fiscale sull’auto aziendale, nella nuova formulazione anticipata dalle dichiarazioni del Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, rafforza il suo impatto depressivo sul mercato dell’auto a partire dal 2020 e il prossimo anno determinerà minori entrate per l’Erario e gli Enti Locali per oltre 1 miliardo di euro, ben superiori alle maggiori entrate di 300 milioni di euro stimati dal MEF. Le aziende prorogheranno i contratti in essere, rinunciando a nuove immatricolazioni. Un vero e proprio autogol dal punto di vista economico ed ambientale, che inciderà pesantemente su un settore, quello dell’auto aziendale, che oggi può contare su una flotta di veicoli sicuri e green (nel solo noleggio tutti veicoli sono Euro 6).

La rivisitazione della misura se da una parte riduce, almeno per il primo anno, il numero dei lavoratori che saranno toccati dalla penalizzazione, dall’altro, conferma il miope impatto depressivo sull’ambiente, sulle entrate erariali e sull’intera filiera automotive, che da anni sta vivendo una fase critica:

  • Via la foglia di fico del “green”: aumentare oggi la tassazione dell’auto aziendale significa colpire intenzionalmente lo strumento più efficace per accelerare il rinnovo del parco veicolare nazionale, il più vecchio, inquinante e meno sicuro d’Europa con oltre 10 anni di anzianità media. Le auto aziendali hanno oggi un ciclo di vita di 4 anni che, con questa misura, si allungherà di almeno un anno.
  • I conti del Ministero non tornano. La norma produrrà, secondo le stime ANIASA, una proroga generalizzata dei contratti in essere e oltre 300.000 immatricolazioni in meno per il prossimo anno e un relativo minor gettito per l’Erario e gli enti Locali ben superiore a 1 miliardo di euro. Il Ministero ha valutato bene questo impatto?
  • Colpo di grazia all’industria automotive. L’auto aziendale (oggi il 40% delle nuove immatricolazioni) subirà da gennaio 2020 un brusco stop che si rifletterà inevitabilmente sul mercato automotive nazionale, da anni in fase di convalescenza e sostenuto in questa fase critica proprio dalle vendite alle imprese. Senza contare che la norma spingerebbe i dipendenti a valutare il ritorno alla vettura di proprietà, utilizzando soluzioni fuori dal tempo, come il rimborso chilometrico, senza controllo e tracciabilità tributaria, in totale spregio e contrapposizione alle innovazioni della fatturazione elettronica e della carta carburante.
Tassa auto aziendali nuovi contratti Manovra 2020
ANIASA: “Clamoroso autogol per l’ambiente, “il fisco” e il mercato automotive”

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