La Storia della Renault Twingo: 30 Anni di Evoluzione tra Design e City-Car
Dal 1993 ad oggi, tre decenni di evoluzione per la piccola di casa Renault, tra design innovativo e soluzioni intelligenti.
E’ arrivata la quarta generazione della nuova Renault Twingo, con chiari riferimenti stilistici all’originale piccola monovolume della casa francese. Quale occasione migliore, se non questa, per approfondire la storia della Renault Twingo e tutte le sue evoluzioni?
Renault Twingo I (1993-2007)
La gestazione del progetto da VGB a X06
Il progetto per una possibile erede della Renault 4 è all’origine della storia della Twingo. Inizialmente affidata al designer Robert Opron già nel 1973, la gestazione della nuova VBG (Voiture Bas de Gamme, ossia vettura di fascia bassa, in francese) incontrò diverse interruzioni e ostacoli prima di vedere la luce. In quasi 10 anni vengono realizzati soli pochi modelli in scala 1:1, tutti rifiutati dal Panel di Renault. A volte per scelte stilistiche e altre per ragioni di costi di produzione.

Nel 1983 però un prototipo realizzato in Polonia dalla FMS, la Beskid 106, diede l’impulso creativo giusto per convincere i manager ed i designer di Renault. Anche se più spigolosi, si possono già intravedere alcuni dei dettagli che poi caratterizzeranno la Twingo I. Dal profilo si nota la linea da monovolume su una vettura di piccola taglia, il frontale ha l’aria simpatica ed ampi specchi a dare luce e spazio agli interni.

Nel 1985 il nome del progetto viene cambiato in W60 ed un nuovo designer, Jean-Pierre Ploué, contribuisce ammorbidendo le linee fino a presentare nel 1986 un modello molto simile a quello finale della Twingo. Nel 1987 entra in gioco un nuovo responsabile del design nei panni di Patrick LeQuément, che spinge ulteriormente in avanti il progetto oramai rinominato X06. Nonostante incontri diverse resistenze interne a causa della linea stilistica ritenuta anti-convenzionale, il progetto procede e arriva ad un punto interessante. Il team allora congela il progetto nel 1988 e il via libera per la produzione viene concesso dalla dirigenza. Così nel 1990 iniziano i test su strada per i prototipi.

Il debutto, la Renault Twingo I
Nel 1992 arriva il momento della presentazione e Renault per l’occasione deve dare un nome al prototipo finora chiamato X06. Visto il carattere giocoso e simpatico della vettura, si cerca un nome breve ma dinamico. La scelta ricade su una contrazione delle parole twist, swing e tango, con risultato: Twingo. Dopo circa 3,7 miliardi di franchi e 19 anni di sviluppo, la nuova city-car dal carattere estroso è finalmente pronta per il debutto al Salone di Parigi del ’92. Il pubblico e gli esperti si divisero fra chi apprezzava il tentativo stilistico di ricerca dell’unicità e chi invece non lo riteneva consono.

Ciò nonostante ebbe un discreto successo in termini di ordini e feedback. A confermare il successo però ci sono i successivi 14 anni di carriera, che dal 1993 al 2007 hanno permesso a Renault di produrre oltre 2.4 milioni di unità. L’assemblaggio della Twingo avvenne inizialmente nello stabilimento Renault di Flins, ma in seguito sarebbe stato esteso anche all’impianto ex-FASA di Valladolid, in Spagna, ed anche in due ulteriori stabilimenti in Sudamerica.
Design
La Twingo era un esercizio di semplicità e ingegno. Le sue forme monovolume, con il cofano corto e l’abitacolo proteso in avanti, le conferivano una silhouette unica: più alta e spaziosa delle concorrenti, ma incredibilmente compatta. I dettagli che la rendevano particolare erano poi tanti altri, come i fari rotondi, che ricordavano due occhi curiosi, lievemente sporgenti come quelli di una ranocchia. Inoltre, grazie all’idea di LeQuément, le frecce vennero posizionate appena sotto il faro a ricordare le palpebre socchiuse nell’atto di ridere. Sempre sua l’idea di porre le ruote il più possibile agli angoli della vettura, in modo da ampliare lo spazio interno.

Da questo dipende il lungo passo di 2,347 m. Il frontale sorridente e le linee piene di carattere, le valsero presto l’appellativo di “macchina con la faccia”, mentre il posteriore verticale viene interrotto da un lunotto sporgente e fari tondeggianti. Entrambi i paraurti invece erano inizialmente in plastica non verniciata, per ridurre i costi.
All’interno, il colpo di genio continuava sotto la supervisione di Gerard Gauvbry. La plancia centrale minima, ma digitale mostrava giusto il livello del carburante e il tachimetro. I sedili scorrevoli e i colori vivaci creavano un ambiente allegro, quasi domestico, più vicino a un piccolo salotto su ruote che a un’auto economica. Inoltre era possibile sistemare tutte le sedute in modo da arrangiare un’unica superficie su cui stendersi nell’abitacolo. Non c’era nulla di superfluo, nemmeno il portaoggetti nelle prime versioni. Ma ogni dettaglio era pensato per essere funzionale e accogliente, concedendo ampio spazio ai quattro possibili passeggeri. Anche le manopole semplici da comprendere, ma dal design tondeggiante ed interessante rappresentavano bene l’essenza del progetto.

Meccanica
Altrettanto semplice è la meccanica nascosta sotto la linea giocosa della Twingo. Una scocca portante, irrobustita da barre anti-intrusione, sostiene un telaio al quale viene agganciato l’intero avantreno. Ad esso si collega un sistema di sospensioni MacPherson a ruote indipendenti, con freni a disco servo-assistiti. Al posteriore, invece, le ruote sono interconnesse e frenate da freni a tamburo. Entrambi gli assi sono ammortizzati da molle elicoidali coassiali con l’ammortizzatore.
Inizialmente la Renault Twingo era disponibile in una sola versione per quanto riguarda la propulsione: un’unità C3G da 1.239 cm³, ancora ad aste e bilancieri, capace di 54 CV, abbinata ad un cambio a 5 rapporti. Dal 1994 entra in commercio la versione con la frizione a gestione elettronica, mentre nel 1996 il motore di vecchia concezione viene sostituito da un 1.149 cm³ con distribuzione monoalbero in testa a due valvole per cilindro e potenza massima di 60 CV. L’anno successivo divenne disponibile anche un cambio automatico a 3 rapporti.

Un nuovo aggiornamento meccanico arrivò nel 2000 quando la Twingo fu dotata di una nuova barra antirollio maggiorata al retrotreno, mentre ne venne montata una all’avantreno, dove prima era assente. L’impianto frenante si aggiorna con dischi autoventilanti all’avantreno e tamburi maggiorati al retrotreno, mentre i cerchi diventano da 14 pollici. La lista optional include finalmente anche l’ABS e il ripartitore di frenata elettronico. Esternamente vennero nuovamente ridisegnati i paraurti. Nel gennaio 2001 debuttò una nuova motorizzazione nominata D4F con distribuzione bialbero e testata a 4 valvole per cilindro con una potenza massima di 75 CV, riconoscibili dal logo “16V”. Nuova anche la versione Quickshift, equipaggiata con un nuovo cambio sequenziale a 5 rapporti. Dopo il normale ciclo di aggiornamenti, la produzione della piccola Twingo diminuisce fino alla sua totale chiusura nel 2007 in occasione del lancio della Twingo II.
Renault Twingo II (2007-2014)

Per la prima versione della Twingo, si comincia a cercare un’erede già dal 1997. Nella realtà dei fatti però, diversi avvicendamenti alla direzione del marchio francese e la decisione di prolungare la produzione di Twingo I, hanno fatto slittare la prima presentazione al 2006. La versione definitiva della Twingo II avviene invece al Salone di Ginevra, nel 2007, allargando la famiglia e la storia della Renault Twingo.
Design
A differenza della prima generazione, la gestazione della nuova Twingo risulta molto più lineare. Nonostante i ritardi, le idee erano chiare. Il primo passo era abbandonare il design monovolume a favore di una due volumi con la giusta combinazione di curve ed angoli secchi. Il dubbio rimane sulle fiancate che in un primo momento presentavano le 5 porte. A Ginevra però appare nella versione 3 porte, senza mai riproporre l’idea di un più facile accesso per i passeggeri. Sempre per mantenere parte del look simpatico della prima generazione, la Twingo viene dotata di fari a goccia ed una serie di calandre nella parte bassa del paraurti che ricorda un sorriso. Sul posteriore invece rimane il lunotto verticale, mentre i fari diventano più squadrati. Il portellone bombato dona volume rendendola più aggraziata per il mercato di allora.

Anche gli interni vedono un ammodernamento mantenendo la parola chiave “semplicità” ben in mente. La plancia rimane pulita mostrando il tachimetro rotondo, le spie in un piccolo riquadro e, solo in alcuni allestimenti, il contagiri. Al di sotto si trovavano le bocchette dell’aria ed i comandi di forma circolare. Lo stile risulta giovanile esaltato dalla presenza di porte USB, una chicca per i giovani dell’epoca.
Meccanica
Una delle caratteristiche basilari del progetto, era la condivisione del pianale con la Clio II, da poco sostituita con la nuova generazione. Il pianale accorciato ed irrobustito risultava di 17 centimetri più lungo della Twingo I. Come nell’antenata, il sub-frame anteriore viene agganciato e supporta delle sospensioni MacPherson indipendenti, mentre le posteriori rimangono dipendenti. Il sistema frenante invece è concepito come misto, con dischi autoventilanti all’anteriore ed a tamburo al posteriore.
Per quanto riguarda le motorizzazioni, al suo debutto, la Twingo II era prevista in quattro motorizzazioni, di cui una soltanto a gasolio:
- 1.2: motorizzazione di base della gamma, derivato direttamente da quello impiegato fino a quel momento sulle versioni di base della Twingo I, con una potenza massima di 58 CV;
- 1.2 16v: anche questo motore era già in utilizzo nella gamma della Twingo I e si trattava del bialbero da 1.2 litri e 75 CV, con poche differenze tra l’una e l’altra generazione di Twingo;
- 1.2 TCe: questa era una delle novità della gamma motoristica della Twingo II. La base di partenza era la stessa dei due motori già menzionati sopra, ma in questo caso montava per la prima volta, un turbocompressore che ne aveva aumentato la potenza fino a 101 CV. La Twingo così equipaggiata prendeva il nome di Twingo GT;
- 1.5 dCi: altra grossa novità motoristica per la Twingo II, si trattava del primo motore diesel in una Twingo. Caratterizzato da una cilindrata di 1.461 cm³, era in grado di erogare una potenza massima di 65 CV.
Twingo RS

Nel 2008 arrivò la vera versione di punta, la Twingo RS, ovvero la versione equipaggiata con un motore 1.6 aspirato da 133 CV, ma come optional si poteva avere il telaio ancora più sportivo nominato CUP (più basso è rigido) con cerchi da 17 e disegno dedicato. Nel 2009 si ebbero alcune novità abbastanza rilevanti: la versione 1.2 16v aspirata ed il TCe da 101 CV divennero disponibili anche in versione bi-fuel, con doppia alimentazione benzina-GPL. Dal 2010, la RS si aggiorna con il nome di Gordini, riconoscibile dalle due strisce sul lato sinistro, cerchi da 17 pollici e uno spoiler posteriore.
Re-styling

Nel 2011 arriva il momento del re-styling e in Renault colgono l’occasione per ammodernare l’aspetto della vettura. Nella zona frontale appare una mascherina nera fra cofano e paraurti che arriva a dividere i fanali anteriori. Le luci, ora suddivise, con la classica goccia che si divide e lascia spazio a proiettori fendinebbia ed anabbaglianti circolari lievemente abbassati centralmente nel paraurti. Anche le frecce si abbassano nella zona inferiore vicino alla presa d’aria a forma di sorriso. Un trattamento simile è riservato anche alla fanaleria posteriore che viene sdoppiata. La sezione più piccola, principalmente di plastica trasparente, finisce sul portellone del bagagliaio, invariato nella forma.
Nel 2013 Renault presenta la nuova Twingo III dichiarando apertamente la fine della produzione della Twingo II. Il processo per il ritiro dura un anno e nel 2014 si conclude definitivamente lasciando il passo alla terza generazione della piccola utilitaria di Renault.
Renault Twingo III (2014-2024)

Per la terza generazione Twingo perde parte della sua unicità poiché il progetto nasce in congiunzione con Mercedes-Benz. Il progetto porta allo sviluppo di una piattaforma comune alla sua Smart Fortwo III e Forfour II. Nonostante questo però la linea rimane poco convenzionale, anche rispetto agli standard di Twingo, con un profilo due volumi ma molto rotondo.
Dal punto di vista stilistico rimane l’aspetto simpatico con fanaleria a rappresentare vividi occhi ed una mascherina nera ripresa dalla Twingo II ad unirli ed incorporare il logo Renault. Al di sotto si trovavano due piccole luci circolari che ricordano l’elemento del re-styling della Twingo II. Resta poi l’iconico sorriso sotto il portatarga in un unico elemento in materiale plastico. Anche la fiancata cambia mostrando due porte per lato, elemento eliminato dalla produzione della Twingo II e mai presente sulla prima generazione. Il posteriore, invece, è caratterizzato da una grande superficie vetrata che ricopre tutto il portellone del portabagagli e da fari trapezoidali che accorpano tutte le luci in un unico modulo.
Le novità più importanti però si possono notare dalla 3/4 posteriore. Da qui infatti risaltano le piccole bocchette per l’aspirazione, posizionate sopra il passaruota posteriore, e dei canali di sfogo per il calore accanto al porta-targa sul paraurti di coda. Il motivo è la posizione del motore che, per la natura della piattaforma condivisa con Smart, si ritrova sul posteriore del veicolo, sotto il bagagliaio. Serbatoi, batteria e radiatori trovano invece spazio nel vano frontale della Twingo III. La scelta di questo lay-out atipico per le city-car moderne, garantisce un maggiore raggio di sterzata che, nell’uso cittadino, aiuta. Inoltre permette di sfruttare meglio lo spazio guadagnato nell’abitacolo.

Meccanica
Come il resto del progetto dal punto di vista dell’architettura del telaio, anche il propulsore H4Bt utilizzato dalla Twingo III era progettato in collaborazione con Daimler. La piccola francese allora equipaggiava un 3 cilindri inizialmente in 3 versioni differenti, più la versione GT:
- 0.9 TCe: disponibile dal debutto, a benzina di cilindrata 898 cm³ e potenza di 66 kW (90 CV), 135 Nm di coppia;
- 1.0 SCe: disponibile dal debutto, tricilindrico a benzina, cilindrata 999 cm³, potenza di 51 kW (69 CV), 91 Nm di coppia;
- 1.0 SCe: start&stop disponibile dal debutto, tricilindrico a benzina, cilindrata di 999 cm³, potenza di 51 kW (69 CV), 91 Nm di coppia;
- 0.9 TCe GT: disponibile dall’autunno 2016, tricilindrico a benzina, cilindrata 898 cm³, potenza di 80 kW (110 CV), 170 Nm di coppia.
Le versioni 1.0 SCe dal debutto erano disponibili anche con doppia alimentazione benzina/GPL.
Re-styling e versione Z.E.

Nel 2019 Renault sente la necessità di ammodernare lievemente l’aspetto della Twingo sottoponendola a piccoli ritocchi di design. Sotto il porta-targa, sul paraurti rimane la classica presa d’aria sorridente che sostiene però anche le luci fendinebbia. Scompaiono i due fanalini dalla zona superiore, mentre ai lati due piccole aperture ricordano le fossette sulle guance. Dal 2020 però diventa disponibile anche la versione elettrica, denominata Twingo Z.E. per ricordare la linea elettrificata di Renault. Nella realtà dei fatti condivide lo stesso schema di propulsione della Smart EQ. Batteria da 22 kWh e motore elettrico riposto sotto il portabagagli al posteriore. La Twingo Z.E. era capace di percorrere circa 140 km con una ricarica e si poteva ricaricare in un’ora. Tolti gli ultimi aggiornamenti, la produzione della terza generazione si conclude nel 2024, lasciando spazio alla futura Renault Twingo che raggiungerà il mercato nel 2026.
Visto il grande successo che la Renault Twingo ha riscontrato sulle strade di tutte le città d’Europa, le aspettative riguardo alla nuova versione, sono molte.
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