Autovelox non omologato ma solo “approvato”, quando è possibile fare ricorso
La Cassazione chiede lo spegnimento degli autovelox non omologati e l’annullamento dei verbali, bocciando la circolare del Ministero 2025. Ma se il verbale indica che il dispositivo è omologato, serve una querela di falso per contestare la multa.

Per anni, la gestione degli autovelox in Italia è stata caotica e poco trasparente, un vero e proprio “Far West” normativo fino al 2015. Le regole erano poche, spesso confuse e raramente applicate con rigore dai gestori delle strade, che utilizzavano i rilevatori di velocità più per fare cassa che per garantire la sicurezza stradale. Numerose circolari ministeriali — riassunte nella direttiva Maroni del 2009 e poi ribadite dalla direttiva Minniti del 2017 — hanno cercato di fare chiarezza sull’uso corretto di questi dispositivi.
Una svolta è arrivata ad aprile 2015, quando la Corte costituzionale ha emesso una sentenza fondamentale per chiarire le ambiguità normative. L’omologazione degli autovelox è obbligatoria e non può essere confusa con la semplice approvazione, poiché i due procedimenti hanno scopi e caratteristiche diverse. L’omologazione garantisce la conformità tecnica e metrologica dei dispositivi, mentre l’approvazione non ne consente la produzione in serie. L’assenza di norme tecniche chiare rischia di generare un’ondata di ricorsi e annullamenti di multe, lasciando i Comuni in un limbo normativo.
Un ulteriore colpo di scena è arrivato dalla Cassazione, la quale ha stabilito che se nel verbale si dichiara che l’autovelox è omologato, non basta un ricorso per annullare la multa: serve una querela di falso, anche se il dispositivo è solo approvato e non realmente omologato.
Obbligo di omologazione per autovelox, lo dice la Cassazione
Con ordinanza 10505/2024, la Cassazione ha stabilito che solo gli autovelox omologati possono rilevare la velocità regolarmente: se un ente eleva una multa con un autovelox non omologato, il verbale è nullo. Lo ha ribadito di recente, annullando ben tredici verbali per un importo complessivo di quasi 1.600 euro, revocando anche la decurtazione dei punti patente.
Secondo i giudici, non basta che il dispositivo sia approvato: serve anche la omologazione. Due passaggi distinti, entrambi obbligatori, come previsto dall’articolo 142 del Codice della Strada. Infatti, la preventiva approvazione dell’apparecchio non è sufficiente: serve l’omologazione. Approvazione e omologazione sono del tutto differenti.
Ricorso con querela di falso
Con l’ordinanza 13997/2025, la Corte di Cassazione ha stabilito che, se in un verbale è indicato che l’autovelox è omologato o conforme a un prototipo omologato, tale affermazione ha “fede privilegiata” e può essere contestata solo con una querela di falso, non con un semplice ricorso al giudice di pace. La vicenda riguarda un cittadino multato nel 2022 in provincia di Lecce, il cui ricorso è stato respinto in tutti i gradi di giudizio.
Anche se, tecnicamente, non esistono norme di omologazione per questi dispositivi – che ricevono solo un’approvazione ministeriale – scrivere “omologato” nel verbale non basta per invalidare la multa. Senza querela di falso, la dichiarazione resta valida, anche se formalmente scorretta.
La sentenza non cambia l’orientamento della Corte sull’obbligo di omologazione previsto dal Codice della Strada, ma conferma che la forma prevale: ciò che è scritto nel verbale fa piena prova, salvo prova contraria tramite procedura formale. Un monito per chi vuole fare opposizione: serve un’azione legale ben più complessa e costosa del ricorso standard.
Approvazione ed omologazione, attenzione a non fare confusione
I due procedimenti di approvazione e omologazione del prototipo, hanno caratteristiche, natura e finalità diverse. L’omologazione ministeriale autorizza la riproduzione in serie di un apparecchio testato in laboratorio, con attribuzione della competenza al Ministero dello Sviluppo Economico (o delle Imprese e del Made in Italy).
L’approvazione consiste in un procedimento burocratico che non richiede la comparazione del prototipo con caratteristiche ritenute fondamentali o con particolari prescrizioni previste dal regolamento.
L’omologazione è una procedura amministrativa (come l’approvazione) che ha anche natura necessariamente tecnica. Questa specifica connotazione risulta finalizzata a garantire la perfetta funzionalità e la precisione dello strumento elettronico da utilizzare per l’attività di accertamento da parte del pubblico ufficiale legittimato. Requisito, questo, che costituisce l’indispensabile condizione per la legittimità dell’accertamento stesso a cui pone riguardo la norma generale di cui al comma 6 dell’articolo 142 del Codice della Strada. Questa funzionalità a fronte di contestazione del contravventore, dev’essere comprovata dalla Pubblica amministrazione dalla quale dipende l’organo accertatore, secondo l’ormai univoca giurisprudenza (Cassazione 14597/2021).
Apparecchiature omologate
L’articolo 142, comma 6, del Codice della Strada parla di “apparecchiature debitamente omologate”, le cui risultanze sono considerate “fonti di prova” per la determinazione dell’osservanza dei limiti di velocità, spiega la Cassazione. Lo dice anche l’articolo 25, comma 1, lettera a) della legge 120/2010, con la quale ne è stato previsto l’inserimento nel comma 1 dello stesso art. 142 del Codice della Strada, con riguardo ai tratti autostradali. Tutto in linea con l’articolo 192 del Regolamento di esecuzione del Codice della Strada. Parla di distinte attività e funzioni dei procedimenti di approvazione e di omologazione: di qui la differenza dei conseguenti effetti agli stessi riconducibili.
Da cosa si evince che il procedimento di approvazione costituisce un passaggio propedeutico al fine di procedere all’omologazione dell’autovelox? Rispondono i giudici: l’Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale del Ministero (dei Lavori Pubblici) accerta anche mediante prove e avvalendosi, quando ritenuto necessario, del parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, la rispondenza e l’efficacia dell’oggetto di cui si richiede l’omologazione alle prescrizioni stabilite dal Regolamento. E ne omologa il prototipo quando gli accertamenti abbiano dato esito favorevole.
Quando è una richiesta relativa a elementi per i quali il Regolamento non stabilisce le caratteristiche fondamentali o particolari prescrizioni, il Ministero (dei Lavori Pubblici) approva il prototipo.
Su ogni elemento conforme al prototipo omologato o approvato, dev’essere riportato il numero e la data del decreto ministeriale di omologazione o di approvazione e il nome del fabbricante.
Autovelox non omologato ma solo APPROVATO dal Ministero?
Ricapitolando, le circolari passate e future che considerano sufficiente l’approvazione ministeriale non hanno valore legale, perché si tratta di atti amministrativi subordinati alla legge, che invece richiede anche l’omologazione secondo il Codice della Strada. Di conseguenza, i Comuni e tutti i gestori devono impiegare esclusivamente autovelox omologati e periodicamente tarati per effettuare rilevazioni valide.
Il contenzioso nasce da un vuoto normativo che persiste fin dal 1992: nonostante il Codice della Strada preveda da oltre trent’anni sia l’approvazione che l’omologazione, nessun decreto attuativo ha mai definito le modalità con cui omologare gli apparecchi. Il risultato è paradossale: in Italia, nessun autovelox risulta realmente omologato.
Oggi un autovelox è omologabile?
Quando la Cassazione ha messo in luce questa lacuna legislativa, i ricorsi sono aumentati a dismisura. Il Governo ha tentato di intervenire con una riforma nel dicembre 2023, ma il relativo decreto attuativo è stato poi ritirato a seguito delle polemiche.
Taratura autovelox perché è necessaria e obbligatoria
1) Con sentenza 113/2015, la Corte costituzionale impone ai gestori della strada (quali i Comuni) di tarare gli autovelox almeno una volta l’anno. In caso di mancato rispetto di questa regola, il verbale è da cancellare.
2) La Consulta dichiara l’illegittimità costituzionale dell’articolo 45, comma 6, del Codice della Strada, nella parte in cui non prevede che tutte le apparecchiature impiegate nell’accertamento delle violazioni dei limiti di velocità siano sottoposte a taratura. È questione di logica. Per la Corte, qualsiasi strumento di misura, specie se elettronico, è soggetto a variazioni delle sue caratteristiche e quindi a variazioni dei valori misurati. La causa? L’invecchiamento delle proprie componenti. Più gli eventi quali urti, vibrazioni, shock meccanici e termici, variazioni della tensione di alimentazione. Si tratta di una tendenza disfunzionale naturale direttamente proporzionata all’elemento temporale. “L’esonero da verifiche periodiche, o successive ad eventi di manutenzione, appare per intrinsecamente irragionevole”, dicono i giudici.
I fenomeni di obsolescenza e deterioramento possono pregiudicare non solo l’affidabilità delle apparecchiature, ma anche la fede pubblica che si ripone in un settore di significativa rilevanza sociale, quale quello della sicurezza stradale. Un velox deve assolutamente misurare con precisione scientifica. Altrimenti, scattano multe a chi va sotto il limite (o magari nessun verbale a chi lo supera). Occorre quindi garantire che il funzionamento nelle misurazioni sia contestuale al momento in cui la velocità viene rilevata, che potrebbe essere distanziato in modo significativo dalla data di taratura.
Custodia e conservazione dell’affidabilità dell’autovelox costituiscono il punto di estrema tensione entro il quale la certezza dei rapporti giuridici e il diritto di difesa del sanzionato non perdono la loro ineliminabile ragion d’essere.
Telecamere al semaforo: è prevista l’omologazione?
Stando alla tesi prevalente, sì: non solo gli autovelox necessitano di omologazione. Anche le telecamere (PARCV, T-Red, T-XROAD, Velocar Red&Speed, Photored), che individuano chi passa col semaforo rosso. Nessun strumento è esente da Certificazione metrologica legale se utilizzato per motivi di interesse pubblico, sanità pubblica, sicurezza pubblica, ordine pubblico, protezione dell’ambiente, tutela dei consumatori, imposizione di tasse e di diritti e lealtà delle transazioni commerciali. Lo dicono l’articolo 117, comma r) della Carta costituzionale e il decreto 93/2017.

Leggi anche:
→ Tutte le news che parlano di autovelox
→ Le norme del nuovo Codice della Strada
→ Tutte le news sul Codice della Strada
→ Cosa ne pensi? Leggi le discussioni aperte sul FORUM