FORMULA E | Il campione del mondo Oliver Rowland: «Mai smettere di cercare il massimo»
Dopo una stagione di alti e bassi, Oliver Rowland ha raccontato com’è tornato competitivo con Nissan e cosa ha reso speciale questo 2025 che lo ha visto campione del mondo in Formula E. In questa intervista ha ripercorso i momenti chiave dell’anno, parlando di fiducia ritrovata, giovani talenti e ambizioni future.

Oliver Rowland, campione del mondo di Formula E 2025, è uno di quei piloti che parlano con sincerità, senza fronzoli. La sua carriera lo ha visto protagonista tra monoposto, endurance e ora in Formula E con Nissan, team con cui ha costruito un percorso fatto di alti, bassi e riscatti. In questa intervista, il pilota britannico ha raccontato il suo legame con il motorsport, l’evoluzione delle sue priorità con uno sguardo sincero alle nuove generazioni.
Oliver Rowland, campione del mondo di Formula E 2025
Dalla frenesia delle prime stagioni alle riflessioni più lucide di oggi, Oliver Rowland racconta senza filtri la sua evoluzione come uomo e pilota. Un’intervista a cuore aperto, in cui si ripercorrono le difficoltà vissute, le scelte coraggiose, i momenti decisivi e i volti che hanno segnato il suo cammino. Con uno sguardo sempre attento al futuro.
Nel 2024 Oliver Rowland è tornato in Nissan con un obiettivo chiaro: far crescere il progetto e ritrovare un ambiente in cui potersi esprimere al meglio.
«Inizialmente avevo qualche dubbio. Non sulla squadra, perché conoscevo già tutti, ma su me stesso: se sarei stato in grado di tornare a quel livello. Non ho guidato molto negli ultimi due anni e, anche se l’esperienza può aiutarti, quando ti manca un po’ di fiducia e ritmo, può diventare difficile. Ma tornare in Nissan è stato come tornare a casa. Mi sono sentito subito accolto. L’ambiente è molto cambiato in positivo, con più supporto e più investimenti. Abbiamo un buon gruppo di lavoro, motivato e unito. Fin da subito, a Città del Messico, ho sentito di essere competitivo, ma a Diriyah e Tokyo le cose sono andate addirittura meglio. Sono molto felice del mio ritorno».
Rowland ha evidenziato come l’ambiente rinnovato e le risorse messe in campo da Nissan abbiano avuto un impatto concreto sulla competitività del team, contribuendo a rendere la macchina un pacchetto solido e costante.
Le chiavi del successo
«Penso che ora abbiamo un pacchetto molto più completo. Quando ero qui la prima volta, avevamo una macchina veloce ma difficile da guidare, specialmente in gara. Oggi siamo più solidi: la macchina non è la più veloce in qualifica, ma è molto buona sul ritmo gara. Anche la gestione dell’energia è migliorata. Poi si lavora con più serenità. Il team è molto più strutturato e l’atmosfera è più rilassata. Nel 2019 lottavamo per i podi, ma eravamo spesso al limite. Ora, anche se non siamo perfetti, abbiamo una costanza che prima mancava».
Il britannico ha parlato della collaborazione con il compagno di squadra Sacha Fenestraz, rivelando quanto sia importante per un giovane avere punti di riferimento solidi nel processo di crescita.
L’importanza di un buon compagno di squadra
«Sacha ha un grande potenziale e molta velocità. A volte però rischia di complicarsi la vita da solo. Io cerco di trasmettergli un approccio più calmo, più riflessivo, e soprattutto la capacità di imparare dagli errori. Lui ha tutto per fare bene, ma serve anche un po’ di disciplina e costanza. Il talento c’è, ma deve usarlo nel modo giusto. Il nostro rapporto è buono: ci rispettiamo e collaboriamo bene. Quando è arrivato ero io quello nuovo nel team, quindi anche da parte mia c’è stato rispetto per il lavoro che aveva fatto. Lavoriamo entrambi per far crescere Nissan, e questo è ciò che conta».
Il ritorno in Formula E ha mostrato a Rowland quanto il livello generale si sia alzato ulteriormente, con un equilibrio tecnico e una competizione sempre più intensa.
«Il campionato è cambiato tantissimo. Oggi la Formula E è un campionato di altissimo livello, con piloti esperti e preparati, e team sempre più organizzati. Non si può più improvvisare. La preparazione tecnica è fondamentale. Anche la pressione è aumentata: ci sono molte aspettative, sia dai costruttori che dai tifosi. Ogni minimo errore si paga caro, e serve essere sempre al massimo, dal primo giro delle prove libere alla bandiera a scacchi. È un campionato stressante, ma se riesci a incastrare tutto, dà anche grandi soddisfazioni».
Infine, Rowland ha riflettuto su come ogni pilota debba ambire al miglior risultato in gara, senza mai accontentarsi e ha indicato un nome, tra i giovani piloti, che secondo lui ha tutto per arrivare in alto.
«Ogni pilota è diverso. Alcuni vanno contenuti, altri – come me – vanno spinti. Ho lavorato con centinaia di giovani negli ultimi dieci anni, e ognuno va gestito in modo diverso. È sempre importante cercare il massimo, ma valutando bene la situazione. Parlando di giovani, Gabriele Minì mi ha davvero impressionato. Lo conosco da qualche anno, ha corso in Formula 3 con Arvid, quindi sapevo già del suo livello. Non mi ha sorpreso vedere quanto sia veloce. Ha un talento naturale e abilità che secondo me possono portarlo fino alla Formula 1. Me lo ricordo già nei kart con Parolin: era uno dei pochi che spiccava. Durante i test con Nissan ha mostrato di essere probabilmente il più brillante in pista. Non ho dubbi che avrà un grande futuro».
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