Controlli Polizia Stradale: come scoprono le manomissioni ai sistemi anti-inquinamento
La Polizia Stradale introduce i controlli OBD su strada con dispositivi portatili per scoprire (e sanzionare) in pochi minuti manomissioni a sistemi anti-inquinamento critici come EGR, DPF, FAP e AdBlue. Multe salate e ritiro della carta di circolazione per i trasgressori.

La Polizia Stradale dispone di nuovi dispositivi OBD portatili che permettono di rilevare in pochi minuti eventuali manomissioni ai sistemi anti-inquinamento delle auto, furgoni ed autocarri, come EGR, DPF, FAP e AdBlue. Questi controlli possono essere eseguiti direttamente su strada, in pochi minuti e senza la necessità di portare l’auto in officina.
Come funzionano i controlli
I nuovi controlli della Polizia Stradale contro le manomissioni ai sistemi anti-inquinamento si basano su strumenti diagnostici di ultima generazione. Gli agenti utilizzano un dispositivo portatile che si collega alla presa OBD (On-Board Diagnostics), presente su tutti i veicoli moderni, solitamente sotto il cruscotto. Attraverso questa connessione, il sistema legge in tempo reale i dati della centralina elettronica del motore (ECU), permettendo di verificare il corretto funzionamento dei principali componenti legati al contenimento delle emissioni.
Il dispositivo effettua una scansione completa dei parametri legati alla valvola EGR, al filtro antiparticolato DPF o FAP, al sistema di riduzione catalitica AdBlue/SCR e ai sensori di pressione e temperatura dei gas di scarico. Se i valori registrati risultano incoerenti o anomali, il software può segnalare una possibile manipolazione elettronica o meccanica. Ad esempio, nel caso di un DPF disattivato o rimosso, la centralina mostra valori costanti di pressione differenziale o l’assenza dei cicli di rigenerazione tipici dei filtri funzionanti.

I nuovi strumenti consentono anche di individuare la presenza di emulatori o centraline aggiuntive, dispositivi che simulano il corretto funzionamento dei sistemi anti-inquinamento per eludere i controlli. Confrontando i dati reali del motore con quelli previsti dal costruttore, è possibile scoprire rapidamente eventuali alterazioni o modifiche non autorizzate.
Inoltre, le apparecchiature in dotazione alla Stradale includono database ufficiali dei costruttori, utili per verificare se il software del veicolo è stato rimappato o modificato rispetto alla versione originale di omologazione. In presenza di irregolarità, gli agenti possono segnalare il veicolo per ulteriori accertamenti o disporne la sospensione temporanea dalla circolazione.
Multe
Chi circola con un’auto manomessa rischia pesanti sanzioni. L’articolo 78 del Codice della Strada prevede una multa da 430 a 1.731 euro per chi apporta modifiche non autorizzate alle caratteristiche indicate nel certificato di omologazione o nella carta di circolazione.
Nei casi più gravi può scattare anche il ritiro della carta di circolazione. Inoltre, in caso di incidente, la non conformità del veicolo può comportare la decadenza della copertura assicurativa, poiché l’alterazione delle caratteristiche omologate può essere considerata una causa di nullità del contratto.
Perché si rimuovono i sistemi anti-inquinamento
Non è raro, soprattutto con veicoli diesel, trovare questi sistemi disattivati con l’esclusione della valvola EGR o il filtro antiparticolato per migliorare le prestazioni o evitare problemi di affidabilità. La ragione principale, al di là del presunto miglioramento delle prestazioni, risiede nei problemi di affidabilità e nei danni al motore riscontrati, specialmente in condizioni di utilizzo specifiche.
1. Problemi Legati al DPF/FAP (Filtro Anti Particolato)
Il DPF è progettato per intrappolare il particolato (fuliggine). Quando è saturo, il motore innesca il ciclo di “rigenerazione”, un processo che inietta carburante aggiuntivo per bruciare la fuliggine ad altissime temperature (fino a 800°).
- Danni da “Rigenerazione Incompleta” (Uso Urbano): se il veicolo viene utilizzato prevalentemente per brevi tragitti o in ambito urbano (bassa velocità e frequenti stop-and-go), il motore non raggiunge la temperatura o la durata di marcia necessarie per completare correttamente il ciclo.
- Diluizione dell’Olio: il carburante aggiuntivo non bruciato, iniettato in fase di post-combustione, può finire nella coppa dell’olio motore. Questo fenomeno (chiamato diluizione dell’olio) ne compromette la qualità lubrificante e ne aumenta il livello. A lungo andare, un olio diluito può portare a usura precoce di bronzine, cuscinetti e altri componenti vitali, con il rischio estremo di rottura del motore.
- Intasamento e Contropressione: un DPF che non riesce a rigenerarsi si intasa progressivamente, creando una forte contropressione nello scarico. Questo costringe il motore a sforzarsi maggiormente per espellere i gas di scarico, con conseguente perdita di potenza, aumento dei consumi e potenziale stress termico sulla turbina.
- Costi di Manutenzione: la sostituzione di un DPF/FAP guasto o eccessivamente intasato può arrivare a costare diverse migliaia di euro.
2. Problemi Legati alla Valvola EGR (Exhaust Gas Recirculation)
La valvola EGR reintroduce una parte dei gas di scarico (già sporchi di fuliggine) nella camera di combustione per ridurre le temperature e, di conseguenza, la produzione di ossidi di azoto (NOx).
- Intasamento e Sporcizia: i gas reimmessi, carichi di particolato e vapori d’olio, causano la formazione di morchia carboniosa che si accumula nei collettori di aspirazione, nell’EGR stessa e sui condotti della testata.
- Riduzione dell’Efficienza: questo accumulo restringe il passaggio dell’aria, limitando il flusso e l’ossigeno disponibile. Ciò si traduce in:
- Riduzione della potenza erogata.
- Funzionamento irregolare del motore, specialmente al minimo.
- Aumento dei consumi (il motore fatica di più).
- Guasti Meccanici: l’accumulo di sporco può bloccare meccanicamente la valvola EGR in posizione aperta o chiusa, costringendo il motore a funzionare in condizioni non ottimali e rischiando il “recovery” (limitazione di potenza) o la segnalazione di avarie costanti.
La rimozione di questi sistemi è quindi vista da alcuni come una soluzione definitiva ai problemi tecnici costosi e ricorrenti, anche se, come specificato nell’articolo, tale pratica è illegale e comporta rischi legali e ambientali estremamente gravi.
