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Clima e sostenibilità, “Le grandi ipocrisie” anche sull’auto

Dal greenwashing alla responsabilità condivisa: il libro di Abravanel e D’Agnese rilancia il dibattito sulla sostenibilità, con un confronto aperto al Senato tra gli autori e Alfredo Altavilla, Per Ferdinando Casini, Mariastella Gelmini Gelmini e Renato Mazzoncini

Il dibattito sulla transizione ecologica, recentemente animato dalla presentazione del libro “Le grandi ipocrisie sul clima” di Roger Abravanel e Luca D’Agnese, ha messo in luce profonde contraddizioni che toccano in modo significativo anche il mondo dell’auto. Lungi dall’essere una semplice cronaca dell’evento, gli spunti emersi dal libro e dalla discussione senatoriale offrono una prospettiva critica sulle attuali strategie e sulle illusioni che circondano la sostenibilità nel settore.


Il “Mantra” della Sostenibilità e le Sue Incongruenze

Un primo, fondamentale spunto del libro è la denuncia di come la sostenibilità sia diventata un “mantra” superficiale, una narrazione che spesso maschera scelte poco efficaci e interessi di parte. Nel settore automobilistico, questo si traduce in un focus quasi esclusivo sulle auto elettriche come panacea, senza però affrontare le complessità strutturali e le ricadute economiche.

Come evidenziato da Roger Abravanel, un miliardo di euro speso in incentivi per le auto elettriche è andato quasi interamente a beneficio di produttori esteri, mentre l’industria automobilistica europea affronta un declino strutturale. Questa “ipocrisia” mette in discussione l’efficacia di politiche che, pur ben intenzionate, non tengono conto delle dinamiche globali e delle reali capacità produttive interne. Si critica, dunque, il greenwashing e la tendenza a soluzioni di facciata, piuttosto che a un ripensamento profondo del sistema.


Le Diverse Velocità della Transizione e i Rischi del “Green Deal” Europeo

Un altro spunto cruciale riguarda le “tre velocità” della transizione ecologica globalmente. Alfredo Altavilla ha sottolineato come gli Stati Uniti continuino a preferire i SUV, la Cina incentivi massicciamente le auto elettriche con procedure rapide, mentre l’Europa, con il suo Green Deal, ha invecchiato il parco auto e non ha ridotto significativamente le emissioni.

Alfredo Altavilla durante il suo intervento alla Sala ISMA del Senato della Repubblica
Alfredo Altavilla durante il suo intervento alla Sala ISMA del Senato della Repubblica

Questo divario mette in discussione la strategia europea, che, pur ambiziosa, rischia di penalizzare la competitività e di non raggiungere gli obiettivi prefissati. La critica si estende anche all’allocazione dei fondi, come i 560 milioni di euro del PNRR destinati ai bonus auto anziché alle infrastrutture di ricarica, una scelta che dimostra una disconnessione tra le politiche e le reali esigenze dei cittadini, soprattutto quelli con minori capacità di spesa. L’elettrificazione, quindi, non può prescindere da una capillare infrastruttura di ricarica, soprattutto in un paese come l’Italia dove molti parcheggiano in strada.


Il “Triangolo della Sostenibilità”: Collaborazione Necessaria, Burocrazia Opprimente

Il libro propone il “triangolo della sostenibilità” – un modello che enfatizza la collaborazione tra imprese, istituzioni e cittadini – come unica via per affrontare la crisi climatica in modo efficace. Questo spunto è particolarmente rilevante per il settore auto, che richiede un’alleanza sinergica per innovare e guidare la transizione.

Tuttavia, il dibattito ha anche evidenziato come la burocrazia eccessiva e la complessità normativa siano un freno. Renato Mazzoncini ha sottolineato come i costi delle autorizzazioni per gli impianti fotovoltaici in Italia siano sproporzionati rispetto ad altri paesi, un esempio lampante di come la burocrazia possa ostacolare la transizione più del mercato stesso. Questo vale anche per lo sviluppo di nuove tecnologie e infrastrutture nel settore auto. La richiesta di uno “Smart Deal” anziché un “Green Deal” da parte della Senatrice Gelmini sintetizza la necessità di semplificazione e pragmaticità.


Oltre l’Ideologia: innovazione, pragmatismo e competizione

Infine, un aspetto centrale degli spunti del libro è l’invito a superare l’ideologia in favore di un approccio pragmatico e basato sull’innovazione. Il Senatore Casini ha sottolineato la necessità di rendere compatibili profitto e innovazione ambientale, riconoscendo la sfida economica, tecnologica e culturale che ciò comporta.

Questo significa accettare la competizione internazionale e non demonizzare il dialogo con attori globali come la Cina, essenziale per l’innovazione e la riduzione dei costi. Nel contesto automobilistico, ciò implica una riflessione su come le case automobilistiche europee possano competere efficacemente, anche attraverso alleanze e l’adozione di tecnologie avanzate, senza soccombere sotto il peso di normative che non tengono conto della realtà economica e industriale.

In sintesi, “Le grandi ipocrisie sul clima” offre al settore auto una lente d’ingrandimento per esaminare criticamente le proprie strategie di sostenibilità. Il messaggio è chiaro: serve un approccio più onesto, pragmatico e collaborativo, che vada oltre gli slogan e affronti le sfide con innovazione e realismo, per evitare che la transizione ecologica si trasformi in un’opportunità persa.


Martedì 10 giugno, nella prestigiosa Sala ISMA del Senato della Repubblica, si è tenuta la presentazione del libro “Le grandi ipocrisie sul clima”, firmato da Roger Abravanel, noto saggista italiano, e Luca D’Agnese, Direttore Advisory e Competence Center di Cassa Depositi e Prestiti.

Libro “Le grandi ipocrisie sul clima”

Nel corso dell’incontro, sono intervenuti Alfredo Altavilla (Special Advisor Europe di BYD), Renato Mazzoncini (AD di A2A), e i senatori Mariastella Gelmini e Pier Ferdinando Casini, offrendo ciascuno una prospettiva differente ma complementare sulla questione ambientale e sulle politiche climatiche in atto.

Il libro denuncia apertamente le ipocrisie della transizione verde, mettendo in luce le incoerenze sistemiche e le scelte di comodo che spesso si celano dietro politiche ambientali solo di facciata. Tra i temi chiave, la critica al greenwashing e il ritardo nell’adozione di soluzioni realmente efficaci da parte di istituzioni e aziende.

Parola ai protagonisti del libro “Le grandi ipocrisie sul clima

Il dibattito tra i protagonisti del libro Le grandi ipocrisie sul clima, tenutosi nella Sala ISMA del Senato della Repubblica, è stato moderato da Roberto Sommella, direttore di Milano Finanza.”

“Oggi la sostenibilità è diventata un mantra che ha invaso tutto, ma solo in superficie. Le aziende sono sommerse da metriche ESG. Intanto, le politiche pubbliche mostrano gravi incongruenze: abbiamo speso un miliardo in incentivi per le auto elettriche, andati via in circa 40 ore, ma l’80% dei benefici è finito all’estero. Nel frattempo, la narrazione dominante addita le tecnologie verdi come soluzione alla minaccia, dimenticando che il vero problema è il crollo strutturale del nostro sistema industriale – da 18 a 10 milioni di auto vendute in Europa. E forse l’aspetto più preoccupante è l’ignoranza diffusa”, ha esordito Roger Abravanel, saggista italiano e autore del libro.

A queste riflessioni ha fatto eco il co-autore Luca D’Agnese, Direttore Advisory e Competence center di Cassa Depositi e Prestiti., che ha aggiunto: “Entro il 2050, secondo le ultime ricerche di diversi istituti assicurativi, oltre 1,5 miliardi di persone saranno costrette a lasciare i propri territori per cause climatiche, una crisi senza precedenti. Dal 2023, le rinnovabili superano i fossili negli investimenti globali e le auto elettriche sono ormai centrali nel mercato Tuttavia, la transizione è a rischio: tra neonegazionisti e norme scollegate dalla realtà, l’Europa paga 60-80 euro per tonnellata di CO evitata, contro i 13 euro della Cina. Così, l’elettrificazione rischia di fallire, specie dove mancano colonnine e si parcheggia in strada”.

Sulla stessa linea si è espresso Alfredo Altavilla, Special Advisor for Europe di BYD, sottolineando così’: “Oggi il mondo viaggia a tre velocità nella transizione ecologica. Negli Stati Uniti il mercato continua a preferire SUV, in Cina bastano 24 ore per ottenere una targa su un’auto elettrica, a differenza delle vetture endotermiche, mentre in Europa il Green Deal ha generato l’effetto opposto, con il parco auto invecchiato di oltre due anni e le emissioni di CO che non diminuiscono significativamente. I prezzi delle auto salgono, i salari reali calano, e cresce solo il mercato dell’usato. Intanto, dei 680 milioni di euro del PNRR destinati alle colonnine, 560 milioni sono stato dirottati su bonus per chi l’acquisto di auto elettriche per chi ha un ISEE inferiore a 30.000 euro, dimenticando che chi rientra in quella fascia spesso ha ben altre priorità e al massimo pensa all’acquisto di un’auto usata”

“Serve un principio di obiettività: la responsabilità sociale d’impresa consiste nel rendere compatibili profitto e innovazione ambientale. È una sfida triplice – economica, tecnologica e culturale – che richiede visione e pragmatismo. I dati sul degrado ambientale sono evidenti, ma l’innovazione non può essere ingenua né ideologica. In questo contesto, il dialogo con la Cina è fondamentale: complesso, certo, ma necessario. Sui dogmi non si costruisce nulla; sulla cooperazione sì”, ha proseguito il Senatore Pier Ferdinando Casini.

Il Senatore Pier Ferdinando Casini.
Il Senatore Pier Ferdinando Casini.

“Molti imprenditori del Nord Italia hanno ragione a lamentarsi della burocrazia del Green Deal. Serve passare a uno Smart Deal, come propongono Roger Abravanel e Luca D’Agense. Se apriamo il nostro sistema di tassazione a paesi dove l’energia pulita costa meno, possiamo trarne grandi vantaggi, riducendo i costi dell’energia per i nostri imprenditori. Alle PMI lombarde dico che gestiremo la transizione in modo efficace, ma la competizione è inevitabile per la competitività”. Così, la Senatrice Mariastella Gelmini ha ribadito l’impegno per un cambiamento nelle politiche europee.

La Senatrice Mariastella Gelmini
La Senatrice Mariastella Gelmini

Renato Mazzoncini, CEO di A2A ha dichiarato: “L’Italia consuma 1.800 TWh di energia primaria, ma solo 300 TWh sono elettrici: 1.500 TWh provengono ancora da gas e petrolio. Anche sul fotovoltaico siamo penalizzati: un pannello costa 100.000 euro/MW, ma l’impianto finito arriva a 900.000 euro/MW a causa di circa 250.000 euro di autorizzazioni e circa 150.000 euro di terreno. Non solo, In Arabia Saudita l’energia solare costa 10–12 €/MWh, da noi 60–70 €/MWh. Serve semplificare, non aggiungere ostacoli: la burocrazia oggi frena la transizione più del mercato”.

Renato Mazzoncini, CEO di A2A
Renato Mazzoncini, CEO di A2A

 “Le grandi ipocrisie sul clima” di Roger Abravanel e Luca D’Agnese,
“Le grandi ipocrisie sul clima” di Roger Abravanel e Luca D’Agnese,

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