Stellantis scommette forte sulla Spagna: nel 2025, ha prodotto un milione di auto nel Paese iberico in sole fabbriche. Qui sono stati assemblati 950mila veicoli contro 661mila nella nazione transalpina e poco più di 300mila nella nostra. Il Paese iberico viene preferito a Italia e Francia per un mix di efficienza operativa, flessibilità contrattuale e una lungimirante strategia di piattaforma.
Il fattore energia: il “miracolo” delle rinnovabili spagnole
Il Gruppo guidato da Antonio Filosa – così come tutti gli altri costruttori auto europei – mira a produrre lì dove i costi sono più bassi. Per avere maggiori margini di profitto. La Spagna è l’ideale anzitutto per il costo dell’energia. Va premesso che gran parte dei Paesi europei, allineandosi a Bruxelles, non compra più nelle stesse quantità di prima il gas ultra low cost dalla Russia. Per questo le bollette energetiche di imprese e famiglie schizzano alle stelle. A Madrid un megawattora di energia costa tra i 70 e gli 80 euro, mentre in Italia la stessa quantità arriva a costare più del doppio, circa 182 euro.
La nazione iberica beneficia di un mix energetico estremamente favorevole grazie al boom delle energie rinnovabili (eolico e solare). Che in molti periodi dell’anno spingono i prezzi all’ingrosso verso lo zero, e a una minore dipendenza dal gas naturale rispetto ad altri partner europei. Questo vantaggio competitivo si riflette direttamente sui costi di produzione dei veicoli: produrre un’auto in Spagna può costare circa 516 euro in termini di soli costi energetici e logistici, contro i 1.414 euro necessari in Italia. Anche i cinesi intendono fare auto o batterie auto elettriche in Spagna. È il caso di CATL con la Gigafactory di Saragozza, proprio con Stellantis.
Lavoro e flessibilità: il vantaggio di Saragozza e Vigo
I tre poli iberici — Vigo, Figueruelas (Saragozza) e Madrid — sono stati i primi a beneficiare dell’integrazione totale tra le ex realtà PSA e FCA. Lo stabilimento galiziano è da anni uno dei più produttivi al mondo. Qui la saturazione degli impianti è massima, grazie alla produzione di veicoli commerciali leggeri (i cosiddetti “Small Vans”), un segmento che non conosce crisi e che garantisce margini stabili. A Figueruelas, Stellantis ha dimostrato di poter gestire la transizione elettrica senza sacrificare i volumi. La capacità di produrre versioni termiche, ibride ed elettriche sulla stessa linea ha permesso di adattarsi rapidamente alle fluttuazioni della domanda europea.
Gli stabilimenti spagnoli, come quello di Saragozza (Figueruelas) o Vigo, sono considerati tra i più efficienti d’Europa. La combinazione di salari più contenuti e una maggiore flessibilità nei turni permette di abbattere il costo per unità prodotta. Il governo di Madrid sostiene il settore attraverso i piani Perte (Progetti Strategici per la Ripresa e Trasformazione Economica), che offrono agevolazioni fiscali e contributi diretti legati alla manodopera impiegata nella transizione elettrica.
Secondariamente, la Spagna, in base ai dati Eurostat, offre un costo del lavoro più competitivo rispetto all’Italia, un fattore che pesa significativamente sulla decisione di Antonio Filosa e del Gruppo di concentrare lì i nuovi investimenti, come quelli per la piattaforma elettrica STLA Small e il marchio Leapmotor. In base ai dati Eurostat e alle recenti audizioni dei vertici del Gruppo (tra cui quelle di Jean-Philippe Imparato), emergono differenze strutturali profonde. Nel 2024, il costo del lavoro in Italia si è attestato intorno ai 30,90 euro l’ora, mentre in Spagna è rimasto sensibilmente più basso, oscillando tra i 24 e i 26 euro (con una media nazionale generale di circa 28 euro, ma inferiore nei poli industriali automotive).
Mentre in Italia il costo totale per produrre un’auto (considerando energia e lavoro) tocca i 1.414 euro, in Spagna si ferma a soli 516 euro. Questo divario di quasi 900 euro a vettura rende gli stabilimenti iberici estremamente più attraenti per garantire i margini di profitto richiesti dal mercato.
Logistica portuale, terzo fattore vincente
l terzo fattore vincente è l’infrastruttura. La Spagna non è solo un luogo di produzione, ma un hub logistico d’eccellenza che facilita l’esportazione globale verso Africa e Americhe.
- Il Porto di Vigo: è uno dei terminal specializzati Ro-Ro (Roll-on/Roll-off) più efficienti d’Europa, capace di imbarcare migliaia di veicoli al giorno verso il Nord Europa e l’America.
- Collegamenti interni: a differenza dell’Italia, dove il trasporto su gomma è ancora predominante, la Spagna ha investito massicciamente nel collegamento ferroviario tra le fabbriche dell’entroterra (Madrid e Saragozza) e i porti di Barcellona e Valencia, abbattendo i costi di movimentazione interna.
I pilastri della logistica portuale spagnola. Il Porto di Vigo (Galizia): è uno dei principali hub logistici per il settore automotive in Europa. Serve direttamente lo stabilimento Stellantis di Vigo (il più produttivo del Gruppo) e dispone di terminal specializzati Ro-Ro (Roll-on/Roll-off) per il carico rapido di migliaia di veicoli al giorno verso l’America e il Nord Europa.
La Spagna ha investito massicciamente nel collegamento tra le fabbriche dell’entroterra e i porti. Questo permette di spostare i volumi prodotti a Saragozza e Madrid verso i porti di Barcellona o Valencia con costi di movimentazione interna molto più bassi rispetto al trasporto su gomma utilizzato in altri Paesi europei. La penisola iberica funge da ponte naturale tra l’Europa, l’Africa e le Americhe. Questo consente a Stellantis di esportare i veicoli prodotti in Spagna con rotte marittime più brevi e dirette, ottimizzando la catena di distribuzione globale.
Italia e Francia: due giganti in affanno
Il confronto con i mercati storici è impietoso. La Francia, pur mantenendo la leadership nel design, vede i volumi scivolare verso la penisola iberica e l’Est Europa. Tuttavia, è l’Italia a preoccupare maggiormente.
Con poco più di 300.000 veicoli prodotti nel 2025, la Penisola è lontanissima dall’obiettivo di un milione di auto fissato dal governo nelle trattative con Stellantis. La situazione di Mirafiori resta emblematica: la produzione della Nuova 500 Ibrida è un segnale positivo, ma la dipendenza da modelli di nicchia o di lusso (Maserati e Alfa Romeo) non basta a sostenere un indotto nazionale che oggi guarda con invidia alla vitalità delle fabbriche spagnole.
