Ricarica flash in 5 minuti per auto elettriche, arriva BYD in Europa

Il colosso cinese sfida Tesla con i Megawatt Flash Charging: 470 km di autonomia in pochi minuti, ma l'ostacolo è la burocrazia europea.

I Megawatt Flash Charging (MFC) del gigante cinese BYD sono pronti al debutto europeo. Queste colonnine ultra-veloci promettono un “pieno di elettroni” in circa cinque minuti. Sebbene il dato sia indicativo e dipenda dal modello di veicolo, il target è chiaro: rendere il rifornimento elettrico rapido quanto quello di benzina. Con una potenza di picco di 1.000 kW (1 Megawatt), il sistema BYD eroga il doppio della potenza rispetto ai Supercharger V4 di Tesla, permettendo di recuperare tra i 400 e i 470 km di autonomia in una sosta brevissima. La ricarica flash a 1.000 kW è la chiave per eliminare l’ansia da autonomia, ma per BYD la vera gara non si corre in autostrada, bensì negli uffici tecnici dei ministeri e dei comuni europei.

Come funziona la ricarica Flash?

La “Ricarica Flash” di BYD, tecnicamente nota come Megawatt Flash Charging (MFC), non è solo una questione di potenza bruta, ma di ecosistema integrato. Ecco i tre pilastri su cui si poggia:

  1. Tensione a 1.000 Volt: a differenza dello standard attuale a 400V o dei sistemi premium a 800V (come Porsche o Hyundai), la nuova Super e-Platform di BYD opera a 1.000V. Alzando la tensione, è possibile trasferire una quantità enorme di energia (fino a 1 Megawatt) senza surriscaldare eccessivamente i cavi.
  2. Sistemi di Accumulo BESS: poiché la rete elettrica cittadina raramente supporta picchi da 1.000 kW, le colonnine sono collegate a dei Battery Energy Storage Systems. Queste batterie “tampone” si caricano lentamente dalla rete e scaricano tutta l’energia accumulate sull’auto in pochi minuti.
  3. Gestione Termica Avanzata: per assorbire tali flussi di energia, le batterie delle auto (come le nuove Blade Battery) utilizzano celle a bassa resistenza interna e sistemi di raffreddamento a liquido potenziati per evitare il degrado termico durante il “flash”.

Ricarica flash di BYD: quando e per quali auto

BYD prevede di installare tra le 200 e le 300 stazioni entro il secondo trimestre del 2026. L’Olanda fungerà da centro operativo (Network Operations Center). Tuttavia, non tutte le elettriche sono pronte. I primi modelli a sfruttare i 1.000V saranno:

Per non sovraccaricare la rete elettrica locale, le stazioni utilizzeranno sistemi di accumulo a batteria (BESS) integrati.

Ecco il paragrafo aggiuntivo focalizzato sui costi, integrato con i dati più recenti del 2025.


Quanto costerà la ricarica da 1.000 kW?

Il nodo cruciale per il successo dei Flash Chargers di BYD sarà il prezzo al pubblico in Europa. Sebbene non ci siano ancora listini ufficiali, le proiezioni basate sul mercato europeo 2025 e sugli annunci del brand suggeriscono uno scenario a due velocità:

In sintesi, il servizio “Flash” verrà offerto come un prodotto premium: pagherai non solo l’energia, ma il tempo risparmiato. In un mercato dove la ricarica domestica costa circa 0,25-0,30 €/kWh, l’utente BYD accetterà un sovrapprezzo significativo per recuperare 400 km in soli 5 minuti durante i lunghi viaggi.

È davvero così semplice? Burocrazia, che incubo

Sebbene la tecnologia esista (è già operativa in oltre 500 siti in Cina), la sfida in Europa sarà burocratica e infrastrutturale. In Cina, la velocità di installazione delle infrastrutture è dettata da una pianificazione centrale altamente coordinata. In Europa, ogni stazione di ricarica richiede un’interazione con una pluralità di enti: comuni, regioni, autorità per l’energia e gestori della rete (DSO).
Ottenere i permessi per un carico industriale da 1 Megawatt può richiedere dai 12 ai 24 mesi. Ogni stazione richiede il via libera di comuni, regioni e gestori di rete (DSO). Ciò che è standard in Germania potrebbe non esserlo in Italia, costringendo BYD a un complesso lavoro di adattamento amministrativo per ogni mercato.

Ricarica flash BYD in Europa: il vero nemico è la burocrazia

BESS e Normative AFIR: la strategia di BYD

Per bypassare le lungaggini burocratiche legate al potenziamento dei cavi interrati (che richiedono scavi e autorizzazioni urbanistiche infinite), BYD ha scelto di integrare i BESS (Battery Energy Storage Systems). Questi accumulatori permettono di immagazzinare energia lentamente e rilasciarla velocemente, riducendo la dipendenza immediata da nuovi allacci ad alta potenza.

L’Unione Europea ha introdotto regolamenti come l’AFIR (Alternative Fuels Infrastructure Regulation), che impone standard precisi per i pagamenti e la trasparenza dei prezzi. BYD deve garantire che i suoi sistemi a 1.000 Volt siano perfettamente interoperabili con gli standard europei (CCS2), navigando tra certificazioni di sicurezza e protocolli di comunicazione che in Europa sono soggetti a revisioni costanti. Ogni transazione elettrica deve rispondere a normative fiscali locali, rendendo la gestione del Network Operations Center in Olanda un compito complesso di contabilità transfrontaliera.

Protezionismo e geopolitica

Oltre ai cavilli tecnici, pesa l’ombra della geopolitica. L’indagine UE sui sussidi cinesi e le preoccupazioni sulla sicurezza delle infrastrutture critiche potrebbero rallentare l’espansione. Le stazioni di ricarica sono nodi energetici sensibili e BYD dovrà dimostrare la massima protezione dei dati per ottenere la fiducia delle istituzioni europee.

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