Incubo crisi dei chip nel Vecchio Continente: secondo l’associazione dei costruttori Acea, fra pochi giorni le Case non potranno più produrre macchine, in assenza dei semiconduttori per gli apparati elettrici fino a ieri forniti dalla società olandese Nexperia.
L’escalation USA-Cina: Nexperia freno dell’automotive
Tutto nasce perché gli Stati Uniti pressano i Paesi Bassi per limitare l’accesso della Cina alle tecnologie occidentali critiche. Siccome Nexperia era di proprietà della cinese Wingtech Technology, l’azienda olandese poteva essere soggetta a restrizioni commerciali da parte degli States, paralizzando la catena di approvvigionamento europea.
A fine settembre 2025, il governo dei Paesi Bassi ha assunto il controllo di Nexperia: una mossa che è una sorta di scudo a protezione della sicurezza economica nazionale. La risposta del Dragone è stata perentoria: divieto totale di spedizione all’estero di prodotti finiti provenienti dalle fabbriche cinesi di Nexperia. Risultato, niente chip per le Case auto. Ancora qualche giorno, dice l’Acea, e le riserve di microprocessori termineranno.
Il risultato è un blocco immediato: niente chip per le Case auto. L’ACEA è chiara: ancora qualche giorno, e le riserve di microprocessori termineranno.
Opzioni di Emergenza: costi e fantasmi della prima crisi dei chip
Sulla carta, i costruttori avrebbero modo di rivolgersi a fornitori di chip diversi in tutto il mondo, come Infineon, STMicroelectronics o ON Semiconductor. Tuttavia, ottenere i semiconduttori mancanti richiede mesi di tempo, a causa delle lunghe procedure di omologazione. Senza dimenticare l’aspetto economico: in epoca di penuria, il venditore fa il prezzo. Le Case automobilistiche potrebbero dover pagare i microprocessori molto più di prima.
L’unica via d’uscita immediata, conclude l’ACEA, è che i soggetti coinvolti raddoppino gli sforzi per trovare una soluzione diplomatica. Alcune Case automobilistiche, come Volkswagen, hanno già creato una task force interna per studiare piani di emergenza che includono la chiusura temporanea di alcuni stabilimenti. Si attendono a breve gli allarmi delle singole aziende, in seguito a quello lanciato dall’ACEA che le rappresenta.
È la seconda crisi dei chip
Come è già accaduto tra il 2020 e il 2023 con la prima crisi dei chip, oggi si rischia nuovamente il blocco della produzione di auto in Europa. È una seconda durissima lezione per il continente.
Durante la prima crisi, i fornitori di microprocessori di Taiwan avevano privilegiato i big dell’elettronica (smartphone, TV, console) a discapito dell’automotive. Quando il mercato delle auto si era ripreso post-Covid, le Case si erano ritrovate senza chip, con le macchine ferme nei piazzali.
Dopo quell’evento traumatico, le istituzioni centrali europee avevano annunciato che un problema del genere non si sarebbe mai più riproposto, promettendo un’Unione Europea indipendente dalle forniture tecnologiche orientali. A giudicare dal guaio di queste settimane, evidentemente, qualcosa non ha funzionato.
