In attesa che il Parlamento e il Consiglio UE si esprimano sul nuovo Pacchetto Automotive, analizziamo la svolta proposta dalla Commissione Europea: abbassare l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 per le auto dal 100% al 90% entro il 2035.
Taglio emissioni al 90% nel 2035: le 6 conseguenze per il mercato auto
Mentre il regolamento attuale vieta di fatto la vendita di qualsiasi auto termica dal 2035, la nuova proposta riapre le porte a un 10% di veicoli a combustione. Ecco come funzionerà questo nuovo ecosistema:
- Sopravvivenza dei motori termici e ibridi: la quota del 10% permetterà la vendita di auto a combustione interna (ICE), incluse le Plug-in (PHEV), le Mild Hybrid e le EREV (elettriche con range extender). Sebbene non citate esplicitamente, anche le Full Hybrid rientrerebbero in questa logica di mix tecnologico.
- Il sistema dei crediti CO2: per vendere quel 10% di auto termiche, i costruttori dovranno “compensare” le emissioni prodotte. Non sarà una concessione gratuita, ma legata a standard produttivi rigorosi.
- L’importanza dell’Acciaio Verde: le case automobilistiche che utilizzano acciaio a basse emissioni di carbonio prodotto nell’UE potranno guadagnare fino al 7% di crediti di CO2 (calcolati sui parametri 2021). Costruire l’auto in modo pulito permetterà quindi di “pagare” parte del debito di emissioni del motore.
- E-fuel e Biocarburanti come correttori: l’uso di carburanti sintetici e bio sarà fondamentale. La proposta prevede crediti del 3% legati ai biocarburanti avanzati, considerati strumenti neutrali per abbattere l’impronta carbonica complessiva del parco circolante.
- Supercrediti per le “E-Car” accessibili: per incentivare la mobilità di massa, la Commissione garantisce flessibilità nel conteggio delle piccole auto elettriche economiche prodotte in Europa. Queste vetture genereranno “supercrediti” che aiuteranno i costruttori a rispettare i target medi della flotta.
- Flessibilità tecnologica vs Tutto-Elettrico: la strategia si sposta dal “solo elettrico” (BEV) e idrogeno a un approccio multi-tecnologico. L’obiettivo è proteggere l’industria europea e garantire ai cittadini opzioni di acquisto più variegate.
Cosa succede ora? La parola ai legislatori
Il percorso non è ancora concluso. Il Parlamento e il Consiglio europeo devono ora esaminare la proposta. Gli scenari possibili sono due:
- Approvazione rapida: come già avvenuto per la rimodulazione delle multe sulle emissioni 2025, i due organi potrebbero ratificare il testo in tempi brevi per dare certezze al mercato.
- Nuovi negoziati e lobby: le diverse anime dell’Unione potrebbero chiedere ulteriori modifiche. Alcuni Paesi e case automobilistiche spingono per una soglia ancora più bassa del 90%, mentre i difensori del “Green Deal” originario potrebbero dare battaglia per mantenere il target del 100%.
L’uomo comune e la “fuga in avanti” dell’Europa: una riflessione necessaria
Se la Commissione UE ha deciso di ammorbidire il bando totale, non è per un semplice calcolo matematico, ma per una presa di coscienza, tardiva, rispetto a un dissenso popolare ormai evidente. Per l’utente medio, la transizione all’elettrico oggi non è solo una scelta ecologica, ma una sfida economica e pratica che presenta ostacoli enormi:
- L’ostacolo dei costi: nonostante l’arrivo di modelli più compatti, il prezzo d’acquisto di un’auto elettrica rimane proibitivo per gran parte delle famiglie, specialmente se confrontato con il potere d’acquisto reale. Senza incentivi massicci (che pesano comunque sulle casse pubbliche), l’auto rischia di diventare un bene di lusso. A questo si aggiunge anche il costo dell’energia elettrica nelle colonnine pubbliche, 2, 3, 4 volte superiore a quello delle utenze private e domestiche.
- L’incognita dell’usato e dell’autonomia: il timore della svalutazione rapida delle batterie e l’infrastruttura di ricarica ancora troppo frammentata (specie per chi non ha un garage privato) rendono l’auto elettrica una fonte di “ansia da ricarica” piuttosto che uno strumento di libertà.
- Il paradosso europeo: molti si chiedono perché l’Europa debba essere l’unica regione al mondo a imporre freni così drastici. Mentre la Cina domina la filiera delle batterie e gli Stati Uniti proteggono il proprio mercato con politiche più flessibili, l’UE rischia di penalizzare la propria industria storica e i propri cittadini in nome di un primato ambientale che, da solo, non può spostare gli equilibri climatici globali.
Il passaggio dal 100% al 90% è quindi un segnale: la consapevolezza che la sostenibilità deve essere anche sociale ed economica, non solo ideologica. Senza il consenso di chi quell’auto deve comprarla e guidarla ogni giorno, nessuna rivoluzione verde potrà mai dirsi davvero compiuta.
La partita è aperta, ma una cosa è certa: l’elettrico puro non è più l’unica strada tracciata per il 2035.
Consulta il quadro normativo ufficiale sul sito del Parlamento Europeo.
