Stop ai motori termici dal 2035, Bruxelles valuta il rinvio al 2040
La Commissione UE rinvia la decisione sul pacchetto auto, che potrebbe rivedere lo stop ai motori termici del 2035, prevedere deroghe per le ibride plug-in e l’uso di biofuel, o posticiparlo al 2040.

Lo stop ai motori termici dal 2035 potrebbe subire un rinvio, fino al 2040 secondo alcune indiscrezioni, ma da Bruxelles non arrivano conferme ufficiali. Il pacchetto di misure sulle emissioni, che avrebbe dovuto rimettere in discussione il divieto di vendita di auto a benzina e diesel, non sarà presentato il 10 dicembre 2025 come inizialmente previsto: la Commissione europea ha infatti deciso di posticipare tutto di alcune settimane.
Questa decisione lascia l’industria automobilistica europea in una fase di crescente incertezza, mentre il quotidiano tedesco Tagesspiegel ipotizza che l’annuncio ufficiale possa arrivare intorno al 16 dicembre.
Rinvio del pacchetto auto UE
La conferma del rinvio è arrivata dal commissario ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas, in un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt. Il pacchetto non è pronto e potrebbe non arrivare prima di gennaio 2026. Un rallentamento che smentisce le aspettative di molti governi, tra cui l’Italia, e che pesa sulle strategie dei costruttori: Volkswagen e Stellantis hanno già rinviato i loro piani industriali in attesa della decisione europea.
Fino all’11 dicembre la Commissione europea non ha in agenda incontri dedicati all’automotive; le scadenze pubblicate online sono da considerarsi indicative, mentre l’esecutivo, fa trapelare, attende i contributi delle diverse cancellerie.
Perché Bruxelles ha deciso di rimandare
Secondo Tzitzikostas, la Commissione ha bisogno di più tempo per definire un pacchetto “completo” e capace di includere tutti gli aspetti richiesti da Stati membri e industria. Bruxelles è in attesa dei contributi delle varie cancellerie e solo dopo averli valutati potrà procedere.
Il pacchetto dovrebbe essere “aperto a tutte le tecnologie”, quindi includere anche carburanti a zero e basse emissioni, biofuel e biocarburanti avanzati. Una posizione che riapre la discussione sulla neutralità tecnologica, sostenuta da Italia e Germania.
Inoltre tra le ipotesi sul tavolo ci sono deroghe per le ibride plug-in e per alcune tipologie di flotte. Una richiesta avanzata dal cancelliere tedesco Friedrich Merz e accolta positivamente anche dall’ad di Stellantis, Antonio Filosa.
Favorevoli e contrari
Il dibattito interno è reso più complesso dalla necessità di trovare un equilibrio tra due blocchi contrapposti:
- Germania e Italia, favorevoli a una revisione delle politiche climatiche e all’apertura ai biofuel;
- Francia e Spagna, più inclini a mantenere la linea attuale.
A Stoccarda, durante un recente evento, il commissario all’Industria Stéphane Séjourné ha sottolineato la necessità di “adattare il percorso” verso la transizione energetica introducendo maggiore flessibilità. Secondo Séjourné, dopo il 2035 potrebbe essere autorizzata più di una tecnologia per evitare incertezze ai consumatori.
Il rinvio evidenzia le difficoltà della Commissione von der Leyen, stretta tra pressioni politiche, richieste dei governi e le crescenti preoccupazioni dell’industria. Il rischio è che l’assenza di una linea chiara finisca per aggravare la crisi dell’automotive europeo, mentre i marchi cinesi continuano ad avanzare a grandi passi.
Anche le flotte contro il tutto elettrico
Gli operatori del noleggio e del leasing, tra cui grandi nomi come BMW, Toyota, Arval, Hertz e Avis, hanno recentemente inviato una lettera a Bruxelles per chiedere di non introdurre obblighi di acquisto di auto elettriche per le flotte aziendali già a partire dal 2030. Le aziende evidenziano come requisiti vincolanti rischierebbero di avere effetti contrari agli obiettivi di transizione: i costi elevati dei veicoli elettrici e delle loro manutenzioni, uniti alla carenza di infrastrutture di ricarica adeguate, potrebbero spingere le flotte a mantenere più a lungo i veicoli vecchi o a ridurre gli acquisti di nuovi modelli. Gli operatori suggeriscono invece che solo una strategia basata su incentivi mirati e investimenti infrastrutturali potrebbe accelerare l’adozione dei veicoli elettrici.

